Controcultura

Sarebbe «Un delitto» non leggere Bernanos

Alessandro Gnocchi

Il Male ha mille maschere, e Georges Bernanos ha provato a indagarle tutte quante. Lo ha fatto con saggi ancora oggi di una potenza micidiale, da La grande paura dei benpensanti a I grandi cimiteri sotto la luna fino alle conferenze sulla civiltà delle macchine e sul gretto materialismo che si era imposto nel Dopoguerra. Bernanos ha descritto il suicidio fisico e morale dell'Europa con una lucidità spaventosa. Il suo pensiero era radicato nell'osservazione (spietata) della realtà.

Bernanos era appassionato lettore di santa Teresa del Bambin Gesù. Ma quando voleva rilassarsi passava a Simenon. Nel 1935, un anno prima del capolavoro Diario di un curato di campagna, Bernanos scrive un giallo. Lo ripubblica oggi l'editore Elliot e si intitola Un delitto. Al centro ci sono proprio un misterioso curato di campagna, due omicidi, un giudice tormentato e una schiera folta di personaggi minori tratteggiati con grande intensità. Il lettore segue dunque le indagini del giudice. Ma quello che sembrava un caso assai semplice si rivela un rebus quasi insolubile. I colpi di scena si susseguono: Bernanos chiede al lettore di partecipare, indovinando una parte dei fatti. Uno dopo l'altro i personaggi si rivelano ambigui. Il Male si nasconde ovunque, anche nel cuore degli uomini buoni. Non c'è redenzione in questo libro tanto ingegnoso quanto duro nella sostanza.

Un piccolo appunto alla quarta di copertina di questa edizione. Bernanos viene definito autore «controverso» in quanto «cattolico di destra» e «adepto della Açtion française» (e quindi monarchico). Però «divenne un acceso detrattore di Franco e del Fascismo, sposando gli ideali della Resistenza». Pur essendo un critico feroce della Repubblica di Vichy e contrario a ogni collaborazionismo con i tedeschi, Bernanos non sposò affatto gli ideali della Resistenza: rimase nazionalista e monarchico e criticò aspramente la epurazione del Dopoguerra. La guerra di Spagna fu un momento decisivo, quello in cui scoprì che il Male poteva essere nei vinti ma anche nei vincitori.

È bizzarro comunque che sia definito «controverso» l'autore di un'opera integralmente (o quasi) accolta nella Bibliothèque de la Pléiade edita da Gallimard.

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