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Saviano processa i Berlusconi

A Che tempo che fa la presentazione del nuovo libro si trasforma in un processo al premier: "I pm hanno smascherato la solitudine di una persona anziana". Poi accusa la stampa vicina al governo: "E' una macchina del fango che colpisce chi lotta contro certi poteri". Quindi l'assalto a Marina: "Non ha il coraggio di dire che non sopporta le mie parole". Infine assicura che non si butterà in politica ma...

Saviano processa i Berlusconi

Roma - Processo a Silvio Berlusconi nel tribunale milanese di Che tempo che fa. Davanti al giudice "super partes" Fabio Fazio, il pubblico ministero Roberto Saviano è un fiume in piena. Punta il dito contro il Cavaliere per il Rubygate ("emerge tutta la solitudine di un nonno") e taccia Marina Berlusconi di imbavagliarlo per "paura politica". Quindi esce di scena rigettando l'investitura di "papa straniero" per il centrosinistra: "E' rivoluzionario fare il proprio lavoro". La seduta è tolta.

La presentazione del libro diventa un processo Fazio lo ha formalmente invitato per presentare il nuovo libro che contiene gli interventi del giornalista a Vieni via con me. Una summa del Saviano pensiero, insomma. Ma ai due poco importa la promozione del nuovo "bestseller". Così, nel salotto di Che tempo che fa, nasce spontanea l'occasione per processare il Cavaliere. Saviano affonda subito tirando in ballo l'affaire Ruby. Per il giornalista i documenti della procura di Milano sono "carte di solitudine" che riguardano "una persona anziana, un nonno". "Quando le ho lette non mi è venuto un senso di nausea ma quasi di tristezza", ripete più volte Saviano invitando a rispondere "con la felicità" come hanno fatto le donne scese in piazza. Per lo scrittore, infatti, in quell'occasione sarebbe emersa la "voglia di dire che il Paese è altro rispetto a una sessualità che arriva allo scambio, all’estorsione e al racket". Secondo lo scrittore, infine, "quello che sta uscendo dall’inchiesta di Milano mostra come è selezionata la classe dirigente, la classe artistica, se questa esiste".

La morale secondo Saviano Dopo la prima tirata a difesa di tutte le donne, lo scrittore di Gomorra si butta in una vera e propria tirata moralistica: "Una cosa gravissima che sta mettendo a rischio la democrazia, la comunicazione e la libertà di parola è quella di confondere il privato e il reato e dire: si tratta di una vicenda privata". Poi sentenzia: "Il privato rimane una cosa sacra, il reato è un’altra cosa. La debolezza è una cosa, l’estorsione è un’altra". Quindi mette in guardia dalla "macchina del fango che colpisce chi lotta contro certi poteri e il governo". Perché, per Saviano, la macchina del fango non è certo quella che sbatte sulle prime pagine dei quotidiani nazionali la vita privata del premier dando per buone le versioni di qualsiasi "testimone" disposta a parlare per un angolo di visibilità. La sola macchina del fango riconosciuta (e denunciata) da Saviano è quella di "certi giornali dell’area che protegge il governo".

Le accuse a Marina Terminata l'invettiva contro Berlusconi, Saviano va all'attacco di Marina. Non può risparmiarla. Ha ancora qualche sassolino da togliersi. Così, spara prendendo bene la mira. Lì a Che tempo che fa ha tutto il pubblico ad applaudirlo. E Fazio gli serve ottimi assist. Commentando il passaggio come autore da Mondadori a Feltrinelli, l'autore di Gomorra ribadisce la propria stima nei confronti della casa editrice di Segrate i cui editor "sono persone di grande qualità e libere". E da qui muove l'attacco a Marina per aver preso le distanze da lui quando aveva dedicato la laurea honoris causa ai pm del caso Ruby. "Non ci si può professare editore libero e poi, quando qualcosa non va, darmi addosso - accusa - una cosa che non è stata fatta con altri autori che pure hanno espresso posizioni critiche nei confronti del governo". Quindi la sentenza finale: "Forse la sua è stata una paura politica, forse non ha avuto il coraggio di dire chiaramente che non sopportava più le mie parole".

Il futuro dello scrittore Il monologo di Saviano finisce con un auto-incensamento. Non si candiderà in politica per il Partito democratico. Continuerà a fare il "rivoluzionario". Essere il capo popolo degli anti Cav paga di più. "Qualunque cosa dicessi non sarebbe creduta, per me rimane vero quello che dico da tempo - spiega Saviano - fare bene il proprio lavoro è rivoluzionario e può salvare il Paese". Poi assicura: "Questo è quello che ho intenzione di continuare a fare".

Cosa aspettarsi quindi? Lo spiega subito Fazio: "Abbiamo deciso che rifacciamo Vieni via con me, c’è la voglia di rifarla".

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