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Saviano è sempre in tv e in radio: il recluso più visibile del mondo

Lo scrittore lamenta la "mancanza di libertà" ma è sempre in tv da dove attacca il solito Berlusconi. Gli unici blindati? Gli agenti della sua scorta

Saviano è sempre in tv e in radio: 
il recluso più visibile del mondo

Una vita blindata. Quale, quella della scorta, o la sua? Una vita blindata o, meglio, una vita mondana blindata? Mondana, ma che diamine. È sufficiente sfogliare assieme la sua fitta agenda d’impegni quotidiani per rendersene conto.

Roberto Saviano si compiace e si dispiace. Roberto Saviano parla e sparla, spiffera ai quattro venti, ogni volta che può, la sua disagevole condizione di scortato però, intanto, non si lascia mancare nulla. Una capatina a Radiodue per una seduta psicanalitica in diretta da Chiara Gamberale, una visita al suo amico Fazio per ripercorrere assieme, nel salotto buono di Rai3, i fasti della loro anti-televisione anti-Berlusconi, e poi un cocktail, un colloquio di lavoro, un Giro d’Italia.

Sì, un Giro d’Italia, come quello che ha appena cominciato, per presentare, nelle librerie del Paese la sua ultima, in verità modesta, fatica letteraria, quel Vieni via con me in pratica un bignami dei suoi interventi in tv al fianco del sodale Fazio. Intendiamoci, a dire che non è un granché il suo più recente prodotto editoriale non siamo noi che, non essendo sotto scorta come lui possiamo usare in libertà e a sproposito aggettivi e avverbi, ma sono alcuni autorevoli critici. Uno fra tutti, Aldo Grasso, che dopo aver assistito alla visita di Saviano da Fazio si è sentito in dovere di scrivere quanto segue: «Saviano si vive, con autocompiacimento, come scrittore, come guru, e ora anche come uomo di tv, ma quando si rinuncia allo stile (come nella prefazione, sciatta, da origliante, e in parte nei monologhi di Vieni via con me), si rimane prigionieri del ricatto del contenuto. Per essere credibile, Saviano dovrà sempre di più alzare la posta in gioco dei suoi argomenti (camorra, macchina del fango etc) assumere il ruolo del salvatore, di testimonial del Bene. Gli avevamo consigliato di stare un po' all’estero, pareva dovesse andarci, ma poi ha preferito la tv. Così rischia di restare solo un professionista del savianismo, privo di dubbi, uno scrittore che si inebria dell’abbraccio della folla e della tv...» Già, l’abbraccio della folla. Sia pure da blindato Saviano, evidentemente, non sa resistervi. Sintomatico quanto accaduto a Genova, alla libreria Feltrinelli, una delle prime tappe del suo Giro d’Italia per promuovere Vieni via con me.

Dopo aver parlato e riparlato del libro e della sua interpretazione televisiva, alle 10 di sera ha cominciato a dedicarsi ai suoi lettori che si erano messi in coda. Stretta di mano dopo stretta di mano, autografo dopo autografo, ha finito alle 2.20 del mattino. E così, finalmente, ha potuto venir via con lui anche la scorta che, accompagnandolo in ogni luogo a qualsiasi ora, oltre ai costi che vengono addebitati ai contribuenti, sembra essere più reclusa e blindata di lui. Che almeno decide e pianifica dove andare e che cosa fare. E anche che cosa dire. Sempre contro Berlusconi, naturalmente. Come è accaduto anche ieri a Radiodue, appunto, nella trasmissione condotta dalla Gamberale, dove lo scrittore ha tenuto precisare che «l’inchiesta sul caso Ruby è molto forte ma che i magistrati di Milano hanno lavorato molto bene». Poi si è affrettato a far sapere che la cosa che più lo disgusta tra quelle fatte da Berlusconi, addirittura che gli ha tolto il sonno di una notte, è quando ha detto «che ho dato supporto promozionale alle mafie, scrivendo il mio libro. Ha detto che chi racconta queste cose diffama il Paese. È una roba terribile».

Quanto ai rischi della sua blindatura Saviano ha precisato: «Mi sento onesto se dico che è un rapporto talmente quotidiano con la morte che a forza di parlarne la sento lontanissima». Quindi, per alleggerire i temi del dibattito, ha chiosato sull’amore: «Preferisco farlo al Sud, l’amore, perché non posso più andare al Sud e come tutte le cose che ti vengono tolte, poi ti piacciono di più». «Sono cinque anni che vivo sotto protezione, mi sembrano venticinque. Cinquanta» ripete ad ogni suo mondanissimo impegno, Saviano. Poi con un velo d’amarezza, aggiunge: «Vorrei fare un capolavoro. Ma il capolavoro sarebbe un vita normale.

Con un minimo di libertà». Libertà per se stesso o per un’esausta scorta?

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