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Saviano la spara grossa "Fini è come Matteotti, infangato dai media..."

Al Festival di Perugia lezione d'apertura di Saviano contro il Giornale: "Chi si pone contro il governo, finirà infangato". Paragona l'affaire Montecarlo all'omicidio Matteotti e agli attentati a Falcone. Ma è la solita musica stonata...

Saviano la spara grossa 
"Fini è come Matteotti, 
infangato dai media..."

Si fa fatica a immaginarlo in un Paese civile e democratico come l'Italia, ma chiediamo ai lettori uno sforzo. Immaginate la vostra vita privata - i desideri, i vizi, i peccati - sbattuti in prima pagina, sezionati da opinionisti e tribuni nei talk show di prima serata, usati dai politici per delegittimarvi. Immaginate i messaggi partiti dal vostro cellulare, la trascrizione incolore delle vostre telefonate e le vostre spese private monitorate per mesi attraverso un astuto stratagemma che coinvolge inevitabilmente tutte le persone che conoscete o che incontrate anche solo una volta in tutta la vostra vita. Immaginate, infine, di provare ad andare avanti comunque - nonostante tutte queste "verità" siano state violentemente gettate addosso alle persone a voi più care - e a trovare un muro giudiziario che le prova tutte pur di affossarvi, anche piegando i cavilli legali al proprio torna conto. Come chiamarlo questo inferno? Macchina del fango? Assolutamente no, stando alla lezione che Roberto Saviano farà questa sera al Festival internazionale del giornalismo di Perugia e che Repubblica oggi ci anticipa ampli stralci.

Non è macchina del fango se parte dalle colonne di Repubblica o dalle telecamere di Annozero. Non bisogna stupirci. Saviano è avvezzo a questo genere di tirate. Di lezioni di morale l'autore di Gomorra ne fa un giorno sì e l'altro pure dai media di Carlo De Benedetti. Non è una novità, quindi, se al Festival di Perugia ha deciso di tenere una lectio magistralis per insegnare ai giornalisti a "combattere il fango". Davanti a una platea del genere, però, Saviano si lascia prendere un po' troppo la mano e accanto alle accuse all'innominato Giornale ci infila la lotta alla mafia e il fascismo. Un pot-pourri che non ha precedenti. Viene da chiedersi come possano stare sullo stesso piano l'affaire Montecarlo con i processi a Pier Paolo Pasolini, la "diatriba giudiziaria" dell'allora direttore di Avvenire Dino Boffo alla denuncia di Giacomo Matteotti dei brogli elettorali nel 1924. "Chi si oppone contro il governo o certi poteri, finirà infangato - spiega Saviano - si attiva una macchina fatta di dossier, di giornalisti conniventi, di politici faccendieri che cercano attraverso media e ricatti di delegittimare gli avversari".

Pur ammettendo che "è sacra la privacy su chi incontri e su chi frequenti", Saviano riesce a fare un distinguo per cui questa regola non vale per Silvio Berlusconi. Per questo le telefonate ricevute dal premier, le fotografie degli interni di Villa Certosa e i particolari tecnici sul bunga bunga sono vere e proprie inchieste. Mentre svelare che il "cognato" del presidente della Camera è il proprietario di un appartamento a Montecarlo, lascito ad Alleanza nazionale nel 1998 e svenduto dieci anni dopo per soli 300mila euro, è gettare fango su Fini perché "cominciò a dissentire da alcune posizioni a proposito di giustizia e legalità". Non solo. "La macchina del fango è un meccanismo vecchio", spiega Saviano  citando il fallito attentato a Giovanni Falcone all'Addaura ("La morte di Falcone azzera le polemiche, Falcone diventa eroe"), i processi a Pier Paolo Pasolini ("Contro un intellettuale scomodo, indipendente, per giunta apertamente  omosessuale, si tirava persino fuori un'accusa di rapina") e la denuncia di Giacomo Matteotti. Dei tre esempi, due sono finiti nella tomba. Il paragone ci sembra un tantino eccessivo.

"Per ogni denuncia, per ogni critica, per ogni gesto di coraggio, per ogni resistenza - tuona Saviano - sai già cosa ti capiterà per cui senza paura dinnanzi al  ‘tutti facciamo schifo' risponderei come risposero i ragazzi di Locri alla bestialità ‘ndranghetina: e ora infangateci tutti". Lezione chiusa.

Il verbo è diffuso. Fini il nuovo Falcone? E Boffo il nuovo Matteotti?

L'autore di Gomorra non menziona mai il Giornale. Ma l'equazione macchina del fango uguale metodo Boffo (termine tanto caro alla stampa di sinistra) è lampante. E viene usato dai media progressisti per bollare qualsiasi inchiesta scomoda alla sinistra. Il servizio sull'infedeltà di Ambra Angiolini? E' macchina del fango. L'inchiesta sugli affari della suocera di Fini con viale Mazzini? E' macchina del fango. La longa manus di Bocchino sulla Rai? E' pure quella macchina del fango. Solo le accuse, le intercettazioni, le calunnie contro il Cavaliere non lo sono...
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