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Sbai: "Le vere minacce? Me le ha fatte Fini" Scilipoti: "Non mi vergogno, io con gli italiani"

La deputata Souad Sbai che per prima ha lasciato il Fli per tornare al Pdl: "Mi ha insultato quando gli dissi che me ne andavo. Mi ha fatto sentire come una mosca sul vetro. Quel partito è una specie di setta: Granata decideva per te, Bocchino decideva per te". Scilipoti: "Io sto con gli italiani"

Sbai: "Le vere minacce? Me le ha fatte Fini" 
Scilipoti: "Non mi vergogno, io con gli italiani"

Roma È stata la prima a lasciare Fini, tre mesi dopo la nascita di Futuro e Libertà: «Ho sofferto tutta l’estate e poi, una mattina, ho deciso». Era il 23 settembre. Souad Sbai, deputata marocchina, si recò nell’ufficio del presidente della Camera: «Durante quel colloquio Fini ebbe con me un tono di offesa, aggressivo, lo voglio chiamare un colpo di testa, che da signora non voglio riferire. Mi sono sentita peggio di una mosca sul vetro. Lo farà lui un giorno, se ne avrà il coraggio». Chiusa la porta, Souad Sbai tornò nel Pdl.
Onorevole Sbai, ci vuole raccontare quell’ultimo colloquio, come maturò la sua scelta?
«Per prima cosa voglio dire che trovo ignobili le accuse di Di Pietro ai deputati che stanno lasciando l’opposizione. Scilipoti (uno dei due che hanno abbandonato l’Idv ndr) era da un anno che manifestava un disagio pesante. Non ne poteva più dell’arroganza del suo partito».
Cosa diceva Scilipoti?
«Un giorno andammo a pranzo insieme, era alle lacrime. Per me non è stata una sorpresa sapere che aveva lasciato l’Idv. E sapevo anche del malessere degli altri, non sono stupita delle loro decisioni, e anche di alcuni in Fli».
Torniamo a lei: perché scelse di aderire a Fli?
«Per solidarietà a Fini. Tutti abbiamo fatto questa scelta per lo stesso motivo. All’inizio ci fu assicurato che non avremmo mai votato contro il governo, che non eravamo un partito».
Berlusconi cosa le disse?
«Disse: “Rispetto la tua scelta, continuo a stimarti per le battaglie che fai e qualsiasi cosa di cui avrai bisogno io ci sarò”. Eppure avrebbe dovuto avere rancore».
Arriviamo allora al suo addio a Fini.
«Granata e altri iniziarono a dire: alleiamoci con Vendola, stiamo con il Pd. Decisi di lasciare Fli la prima volta in cui mi fu chiesto di votare contro il governo».
Non erano questi i patti?
«Mi ero già accorta che la strada che stavano prendendo alcuni era di aggressività mai vista contro Berlusconi. E un odio da parte di Fini, un rancore, una rabbia, più personale che politica. Di fronte a quell’imposizione, decisi di non accettare».
Com’è stato il suo periodo in Fli?
«Non c’era libertà, non mi sentivo libera, Bocchino decideva per te, Granata decideva per te. Quando fu il momento di votare il capogruppo, ad esempio, in 14 volevamo Moffa, ma poi Bocchino fu imposto dall’alto.
Intende da Fini?
«Sì certo. Veniva imposto: questo lì, quell’altro là, senza neppure una riunione in cui si poteva decidere. In un piccolo gruppo appena formato, questo non è un comportamento molto liberale...Io non votai Bocchino».
Dove vi vedevate?
«Sempre alla presidenza della Camera, ma ci riunivamo separatamente».
Cioè «falchi» di qua, «colombe» di là?
«Sì, sempre».
Perché chi ha malessere non riesce a fare una scelta di coraggio?
«Come posso spiegare, la sensazione era quella di essere in una specie di setta, una situazione da cui non puoi uscire, non riesci a reagire, a parlare, un vortice che non ti lascia pensare».
Fini cosa le disse?
«Mi consigliò di riposarmi per qualche mese».
Le consigliò di sparire?
«Mi chiese se volevo andare in un partito che tratta le donne come prostitute».
Non accettava la sua decisione?
«Mi propose di andare nel gruppo misto o di dimettermi. Ma io gli risposi che un partito già ce l’avevo, ed era il Pdl».
E poi?
«Poi...Mi ha trattata in un modo non gentile, senza rispetto».
Maleducato?
«Non vedevo l’ora di uscire da quella stanza».
Quale è stata la sua ultima parola?
«È stata orribile».
Un insulto?
«Non posso dirlo».
Una parolaccia? Le ha dato della...stronza?
«Non commento, è la mia parola contro la sua. Avevo una stima altissima di questa persona, è crollato tutto. Spero che dopo quest’intervista non faccia veto sulle mie proposte sull’immigrazione. Mi espongo dalla mattina alla sera per il mio lavoro».
Questo è un tema caro a Fini...
«Mi permetto una battuta cattiva: se Fini vuol fare davvero qualcosa per gli immigrati, inizi a cambiare la sua legge (la Bosi-Fini, ndr)».
E una volta andata via, quel giorno?
«Ho chiamato Berlusconi. Gli ho detto: alle 5 torno nel Pdl. Lui mi ha risposto che era felice. In quei tre mesi non mi aveva mai chiesto, mai, neppure una volta, di tornare nel Pdl».
E adesso?
«Ora sono serenamente e felicemente nel Pdl. Mi sento più libera. Dal 15 dicembre non so come Fini potrà guardaci in faccia da presidente delle Camera».
Qualche colomba del Fli potrebbe votare sì alla fiducia?
«So che alcuni di loro non stanno bene. Chi parla di calciomercato si deve rendere conto che in parlamento ci sono anche persone perbene, gente che è arrivata a far politica magari solo questa volta, ma che lo fa in modo onesto, come prima nella società civile. Non tutti sono spietati e malvagi».

Scilipoti: "Io non mi vergogno, sto con gli italiani"

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