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Scandalo Lusi e rimborsi Lusi ammette e patteggia: "Restituisco tutto"

Un appartamento di lusso, una villa e bonifici in Canada con i fondi sottratti. Magistrati a caccia di altri responsabili

Scandalo Lusi e rimborsi Lusi ammette e patteggia: "Restituisco tutto"

Roma - Tredici milioni di euro della Margherita passati dalle casse del partito ai conti del suo ex tesoriere, il senatore del Pd Luigi Lusi, che ha utilizzato il denaro dei rimborsi elettorali e di altri finanziamenti come fossero soldi suoi per comprare immobili di prestigio e in parte approdato in alcune società canadesi. La Procura di Roma lo ha scoperto e lo ha iscritto nel registro degli indagati con l’accusa di appropriazione indebita. Lui ha ammesso le sue colpe chiedendo di patteggiare la pena e offrendosi di restituire, almeno in parte, il denaro sottratto.

L’inchiesta è soltanto all’inizio, Pd ed ex Margherita sono in fibrillazione. Anche se l’ex segretario del partito Francesco Rutelli - che aveva la delega ad operare sul conto da cui Lusi faceva partire i bonifici indirizzati a se stesso e a società a lui riconducibili - si è affrettato a dichiararsi parte lesa, il procuratore aggiunto Alberto Caperna e il pm Stefano Pesci hanno disposto ulteriori accertamenti per verificare se davvero Lusi abbia movimentato tutti quei soldi per interessi privati o se altri all’interno del partito sapevano e l’ex tesoriere si sia prestato a coprire affari non suoi.

Perché risulta davvero incredibile che nessuno si sia accorto dei 90 bonifici in uscita, per un totale di 12 milioni e 961mila euro, accreditati sul conto della TTT srl, una società riconducibile al senatore Pd, dal gennaio del 2008 all’agosto del 2001, con la medesima causale: «prestazioni di consulenza». Se n’è accorta invece la Banca d’Italia, lo scorso novembre, insospettita da un’anomala movimentazione di denaro legata all’acquisto di una casa nel centro di Roma. Con i soldi del partito Lusi ha comprato infatti un lussuoso appartamento in via Monserrato costato un milione e 900mila euro, oltre che un villa a Genzano, dove risiede.
È stato Rutelli il primo a sapere che la Procura stava indagando sui conti della Margherita. Il 16 gennaio Caperna lo ha convocato nel suo ufficio per chiedergli lumi sugli immobili che risultavano acquistati con i soldi del partito e sugli spostamenti di denaro sospetti riscontrati dalla Finanza.

Il leader di Api è caduto dalle nuvole: di quel conto lui non sapeva nulla, si sarebbe solo limitato a firmare per aprirlo nel 2001. Era completamente gestito da Lusi. «Chiedete a lui», ha detto al magistrato. Poi ha avvertito l’ex tesoriere, che il giorno dopo era a piazzale Clodio con il suo avvocato, Luca Petrucci. In un primo momento ha provato a spiegare, respingendo gli addebiti. Poi, dopo un breve consulto con il legale, ha deciso di collaborare con i pm confessando le sue responsabilità e ammettendo di aver movimentato lui tutti quei soldi. Suo l’ok per i due bonifici, uno da 1 milione e 863mila e l’altro da 2 milioni 815mila euro, alla «Paradiso Immobiliare» sempre per il pagamento di generiche «consulenze» e per trasferire a Toronto, dove è nata sua moglie, Pina Petricone, 272mila euro alla società Luigia Ltd, sempre a lui riconducibile, e altri 119mila euro allo studio di architettura «Giannone-Petricone».

Cinque milioni li ha utilizzati per il pagamento di tasse. La società di revisione Kpmg effettuerà ora, su richiesta del partito, una due diligence sui bilanci della Margherita per verificare in modo approfondito i conti.

Il senatore si è offerto intanto di depositare in Procura una fidejussione di 5 milioni di euro a garanzia della restituzione di una parte del capitale sottratto, anche se per il momento i pm ne hanno ricevuta soltanto una bozza. Nel frattempo la Margherita ha chiesto ai magistrati di non porre sotto sequestro, come avrebbero voluto fare, i beni acquistati dall’ex tesoriere per non ostacolare le procedure di risarcimento.

«Stiamo valutando le offerte di restituzione da parte di Lusi per chiudere questa penosa vicenda», commenta l’avvocato Titta Madia, che assiste Rutelli. L’indagine, invece, va avanti per chiarire se Lusi abbia fatto davvero tutto da solo.

E tutto per sé.

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