Cultura e Spettacoli

Gli scrittori tirati per la giacca dagli opinionisti anti-Cav

Ansia da citazione : i partigiani ebrei di Primo Levi diventano testimonial della lotta pro donne. Aumentano gli autori costantemente citati a sproposito da opinionisti politicamente schierati

Gli scrittori tirati per la giacca dagli opinionisti anti-Cav

L’ansia da citazione si è impossessata degli editorialisti, specie quelli di Repubblica. Basta dare un’occhiata al «fondo» firmato ieri da Barbara Spinelli in cui sfilano, in un crescendo drammatico, Boris Izaguirre (autore di telenovelas e conduttore televisivo venezuelano naturalizzato spagnolo), Robert Louis Stevenson, Umberto Eco (citato per aver citato Kant, un virtuosismo), Javier Marìas, Kierkegaard e Thomas Mann (Mario e il Mago, perché allude al fascismo, quindi parla di Berlusconi). Anche Roberto Saviano non scherza: nel discorso letto al Palasharp (e pubblicato in parte da Repubblica) ha infilato una raffica di nomi che compongono una specie di Pantheon, piegato alle esigenze della lotta politica contingente. Ed ecco sfilare Gaetano Salvemini, Francesco Guicciardini, don Lorenzo Milani, Mario Monicelli, Piero Gobetti, Albert Camus.
Gobetti, in compagnia di Bobbio, teneva banco nell’ultimo editoriale del direttore di Repubblica Ezio Mauro (giustamente, in questo caso, visto che era dedicato all’Azionismo). Camus invece era stato evocato qualche giorno prima dalla filosofa Michela Marzano, insieme con Étienne de la Boétie (autore nel XVI secolo del Discorso sulla servitù volontaria): entrambi, a sorpresa, sono reclutati da Repubblica tra i difensori del corpo delle donne e tra i nemici di Silvio.
Per raccontare le intercettazioni, spuntano gli autori più impensabili. Si va da Eric Ambler, esperto di spy story, alle fiabe di Hans Christian Andersen, passando addirittura per Hannah Arendt. Sfogliare i giornali equivale a compilare una mappa della letteratura. Una mappa «allucinata» perché spesso l’ansia da citazione conduce a forzature evidenti, talvolta quasi incredibili.
La «società civile» antiberlusconiana ama sventolare i libri come bandiere. Lo hanno fatto gli studenti nei mesi scorsi. Lo faranno le donne in piazza contro il velinismo. Se non ora, quando? I partigiani ebrei di Primo Levi sono stati scomodati per dare il titolo alla manifestazione di domenica prossima che ha come oggetto la dignità della donna offesa dal maschio italiano (un pervertito a causa della televisione, Mediaset ovviamente). Il nesso pare come minimo sfuggente. Gli organizzatori non avvertono almeno un po’ di sproporzione tra il tema tragico del romanzo e quello del corteo?
George Orwell e il suo 1984 sono come il prezzemolo: ne hanno parlato a vario titolo, ma sempre per demolire il Cavaliere, Gustavo Zagrebelsky, Gianrico Carofiglio, Marco Travaglio, Roberto Saviano. Dimenticando totalmente che l’autore ce l’aveva con il regime occhiuto dell’Unione Sovietica, fondato sulla sistematica intromissione nel privato; che il massimo esperto di «neolingua» fu il Partito comunista; che il Grande Fratello era residente a Mosca, aveva i baffi, si chiamava Stalin.

Non risulta abbia mai condotto una trasmissione in onda su Canale 5.

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