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«Lo scudetto, è questo l’obbiettivo della Juve»

Ranieri: «Ha ragione Trezeguet, è una squadra che non pensa mai al secondo posto. 27 o 29 titoli? Non mi interessa, io cerco solo di vincere il prossimo»

«Sono un uomo fortunato. Se l’ex premier tailandese Shinawatra si fosse sbrigato a comprare il Manchester City, a quest’ora allenerei in Inghilterra e addio Juventus. E invece, quando è arrivata la telefonata da Torino, ho rotto gli indugi io: avevo rifiutato un paio di offerte, a questa non potevo dire no».
E tanti saluti al Manchester City. A dieci giorni dalla rivergination bianconera, raduno a Vinovo l’11 luglio, Claudio Ranieri se ne sta in vacanza e conta i mattoni che mancano alla costruzione della sua Juventus. Uno ancora e poi si può partire.
«Siamo a buon punto. La priorità era la riconferma dei campioni, ed è arrivata. Servivano giocatori di un certo tipo e li abbiamo presi. Ora manca solo un difensore».
Dà Nedved e Camoranesi come per arruolati. Ne è così certo?
«Ho buone sensazioni. Questa è gente che ha scritto la storia della Juve vincendo il campionato di serie B. Perché dovrebbero andarsene proprio adesso?».
Era ottimista anche su Trezeguet: come ha fatto a convincerlo?
«Ho dato piena libertà di gestione alla società, con David non ho parlato. Però mi sono messo nella sua testa: dopo aver passato un anno simile, non aveva senso cambiare squadra».
Avrebbe detto sì anche se i big non fossero rimasti?
«Non lo so... Quando mi hanno cercato, Buffon era vicino all’accordo. Ho capito che erano sulla strada giusta».
Manca un difensore. Milito o in seconda battuta Barzagli. Si aspettava tutti questi intoppi per chiudere?
«Intanto niente prima o seconda scelta. Quanto alle difficoltà, ci sono tante squadre che cercano un difensore, i prezzi si alzano e il mercato è drogato. Sapremo aspettare».
Al Chelsea, svezzò Lampard. La raggiungerà a Torino?
«No. A metà campo siamo al completo».
Del Piero: capitano ingombrante o valore aggiunto?
«Avrà un ruolo centrale. Va verso i 34 anni e dovrò gestirlo in un certo modo, ma da lui mi aspetto grandi cose».
Almiron, Iaquinta, Tiago: gente affamata.
«Sì. Qualità tecniche, determinazione e voglia di arrivare. Così dovrà essere la mia Juventus».
Ha detto: «Romperemo le scatole». Come, a chi e fino a che punto?
«Vincendo e vincendo. L’unico modo per dare fastidio alle altre squadre. Trezeguet ha detto che alla Juve non si pensa mai al secondo posto: sono d’accordo».
Quindi Juve da scudetto?
«Sono il primo ad essere curioso. Ma voglio una squadra che giochi per la Champions. Quest’anno ripartiamo da zero, non ci sono paragoni con il passato, ma siamo la Juve».
La dirigenza voleva fortissimamente Lippi. Perso lui, hanno puntato su Ranieri. Non era in cima alla lista: problemi?
«Per essere stato scelto dopo l’allenatore campione del mondo? Ma dai. Giusto che la Juve cercasse un tecnico vincente come Marcello. Il fatto che abbiano chiamato me dopo di lui, è solo un grande onore».
Non aver rimpiazzato Bettega sa di grande fiducia nelle sue conoscenze di calcio internazionale.
«Quando mi dicevano che ero stato troppo tempo lontano dall’Italia per tornare ad allenare qui, rispondevo che era vero. Avevo passato dieci anni all’estero per scoprire nuovi cantanti rock... Il solito provincialismo italiano».
Allora sarà lei il primo Ferguson italiano?
«Guardi, ho sempre programmato gli acquisti in base al budget societario. Tranne che con Abramovich che mi disse: “mi chieda qualsiasi giocatore e io glielo compro”. La Juve ha un budget importante e c’è piena sintonia con i dirigenti. Al City, invece sì che mi sarei dovuto occupare proprio di tutto».
Parliamo di arbitri. Nel prossimo campionato ogni fischio a vostro favore sarà vivisezionato. Lo sa, vero?
«Sì. Noi non dovremo fare troppo le vittime. Ma Collina dovrà essere molto bravo a mandarci arbitri di grande personalità. Che non abbiano paura a prendere decisioni nei nostri confronti. In serie B ho visto almeno 3-4 rigori clamorosi negati alla Juve per mancanza di personalità».
Le avversarie: si aspetta il botto di mercato da Milan o Inter?
«Non lo so. E non credo sia nemmeno così importante. Prendete la Roma di un paio di anni fa: non poteva spendere per problemi di bilancio e allora si è inventata Taddei, Mancini, Aquilani. Avessero investito sul mercato, avrebbero buttato i soldi».
Sta con Capello o con il Real Madrid?
«Dico: ma non conoscevano Capello? Non fa parte del progetto, hanno detto: forse certi dirigenti non sanno nemmeno che cosa sia un progetto».
Chi sarà l’uomo nuovo del prossimo campionato?
«È presto per dirlo, ma spero uno della Juve».
Ha allenato Giuseppe Rossi, è pronto per una grande?
«Deve crescere ancora molto: è come un diamante grezzo».
Domanda dalle cento pistole: la Juve ha 29 o 27 scudetti?
«Un problema passato.

Io penso solo a vincere il prossimo».

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