Roma

Se la fantasia ingrandisce la casa

È la prima casa, con tutte le sue difficoltà ma anche i suoi infiniti stimoli, capaci di sollecitare fantasia e creatività sull’onda del quotidiano e dell’urgenza, il tema portante della trentaseiesima edizione di Casaidea, ospitata dal 13 al 21 marzo alla Fiera di Roma, con 750 case produttrici, una ricca selezione delle più interessanti proposte dell’home-design, nonché incontri con esperti del settore. D’altronde, spesso è proprio a trent’anni compiuti - pure da qualche annetto - che i giovani lasciano la casa dei genitori per andare a vivere da soli. Non è un caso che, secondo la ricerca Ispo «La casa degli italiani», il 25 per cento di mercato immobiliare e complementi d’arredo sia costituito da under 34. Più delle motivazioni, ampiamente indagate da studiosi di società, costume e economia, in materia di moda-casa e quindi del salone capitolino, contano le conseguenze. Perché se l’età anagrafica sale, nel momento del «distacco» dalla famiglia quella dello spirito sembra abbassarsi, in una riscoperta voglia di giocare con spazi e forme, tra soluzioni d’emergenza e trucchi di design. I giovani diventano adulti e l’abitazione si fa «bambina», per far girare al contrario lancette d’orologio e pagine di calendari, o magari, per inseguire i sogni dell’infanzia, quando la casa del futuro si immaginava colorata e divertente come quelle dei protagonisti di favole, cartoni animati e giocattoli. Senza trascurare vere e proprie strategie di psicologia dell’arredamento: laddove gli spazi si restringono, l’ingegno crea soluzioni per evadere, «sfondando» le pareti con la fantasia. Obiettivo, come sempre o quasi, ottenere il massimo risultato con il minimo sforzo e, se possibile, costo. A ben guardare, malgrado possa sembrare un paradosso, più delle dimensioni, quando si parla di abitare, contano disposizione e vivibilità degli ambienti, come dimostra il lavoro vincitore del concorso «80 voglia di casa», qui esposto insieme a quelli di altri partecipanti, in cui l’architetto Andrea Lupacchini si «accontenta» di una superficie di 28 metri quadri, rendendola pienamente funzionale e interamente sfruttabile. Di progetto in progetto, la pratica del quotidiano ruba l’ispirazione alla giocosità della cultura animata. Il mini-focolare/maxi-nido sceglie e concretizza la filosofia del genio disneyano di Aladino, «Fenomenali poteri cosmici in un minuscolo spazio vitale», per creare una casa da favola. Di fronte a tante «ristrettezze», infatti, diventa fondamentale, per contrasto, il lusso dell’immaginazione. È il trionfo di colori accesi, in accostamenti anche forzati e forzosi che creano un ricercato shock cromatico, definendo il carattere dell’appartamento sin dal primo sguardo. Ma, soprattutto, è il coronamento del multiuso, con oggetti capaci di assolvere a più funzioni, per risparmiare spazio senza rinunce. Nascono così, sulle orme della memoria, i mobili «Transformers», che, riprendendo le tecnologiche e radicali trasformazioni degli omonimi robot, fanno della metamorfosi il loro punto di forza e fascino. Punta sul design del codice a barre, il progetto «Barcode» di Canitano e Mameli, sedia che si trasforma in tavolo da cocktail. È un totem per bimbi «Boo» di Bozzi, che, smontato, rivela la sorpresa di un tavolo con due sedie e superfici scrivibili. Verticale pure lo sviluppo dei «Cubi magici» di Farroni, Giacchetti e Ventura, insieme lampada, libreria, appoggio e pouf. Si srotola il portabiti «Dormi qui?» di Mastroiacovo, che può diventare seduta o, come suggerisce il nome, letto. Mentre il «Paccocomodo» di de Falco è una scatola-poltrona, che, imballaggio di se stessa, riduce i costi, anche ambientali. Nel Salone non mancano l’artigianato quotidiano di Naturalmente, soluzioni per esterni e una sezione dedicata al gusto dell’arredo, dalla cucina alla tavola, perché la prima casa è spesso consacrata alla massima convivialità. Questione di logica: non si «gioca» mai da soli.

Neppure a diventare grandi.

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