Cronache

Se il mito di Salgari s’intreccia con la storia di Bogliasco

Se il mito di Salgari s’intreccia con la storia di Bogliasco

«Pirati della Malesia sugli scogli di Bogliasco?». È il titolo della conferenza che Felice Pozzo terrà domani alle 17 a Bogliasco nella Sala Consiliare, accattivante anche se un tantino forzato. Ma, come vedremo, non è del tutto fuori luogo e Felice Pozzo, decano degli studiosi salgariani in Italia, spiegherà questo curioso collegamento. Nel 2011 è stato ricordato il 100° anniversario dalla tragica scomparsa di Emilio Salgari, morto suicida il 25 aprile 1911. Quest’anno ricorre pure il 150° anniversario dalla sua nascita, nacque infatti a Verona il 21 agosto 1862. Queste due ricorrenze sono state oggetto in tutta Italia della pubblicazione di libri di eventi commemorativi. Il Comune di Bogliasco, con la collaborazione del Centro Studi «Storie di Jeri», ha voluto ricordare questi anniversari con un incontro con Felice Pozzo, studioso che ha contribuito alla valorizzazione dell’opera di Emilio Salgari e che può senz’altro essere considerato tra i maggiori studiosi dello scrittore.
Pozzo ha curato numerose edizioni di opere salgariane e pubblicato saggi, articoli e volumi su Salgari. Il legame che unisce Salgari a Bogliasco va ricercato nei registri dell’archivio parrocchiale e precisamente nei censimenti del 1898 e del 1901. In questi censimenti si è trovato che in quegli anni viveva a Bogliasco Lady Margaret Brooke di Sarawack. Lady Brooke era la moglie di Charles, a sua volta nipote di James Brooke, Raja di Sarawack, conosciuto dai lettori di Salgari come l’antagonista di Sandokan. Salgari nei suoi romanzi utilizzò questo personaggio realmente esistito, (era morto nel 1868) per trasformarlo nello sterminatore di pirati che trova in Sandokan un fiero oppositore. James Brooke non aveva figli e alla sua morte gli successe il nipote Charles figlio della sorella. Lady Margaret aveva sposato Charles Brooke, ma fu un matrimonio senza amore, voluto da Charles al solo scopo di avere eredi maschi che gli succedessero al trono di Sarawak. Margaret affrontò la situazione con coraggio ed intelligenza.
Donna colta aveva interessi di botanica e coltivò l’amicizia col viaggiatore e botanico fiorentino Odoardo Beccari. In più occasioni si recò a visitare Villa Beccari a Firenze celebre per il suo giardino e per le varietà di piante, palme in particolare, che Beccari curava; fu lei stessa a incentivare lo scienziato a proseguire le sue ricerche botaniche nel Borneo. Lo accompagnò pure insieme al marito, in un lungo soggiorno sull’isola. Sarà anche la stessa Margaret a narrare la sua esperienza in quella regione nel libro My life in Sarawack che scrisse nel 1913. Nell’archivio di Villa Beccari a Firenze esiste anche una lettera di lady Brooke a Odoardo Beccari, è senza data ma è scritta da Villa Raffo - Bogliasco; in essa Margaret si mette a disposizione per qualunque necessità Beccari dovesse avere nelle sue ricerche botaniche.
A Bogliasco lady Brooke, o meglio Rani Brooke come era chiamata dopo che divenne moglie del Raja, secondo i censimenti citati, vi risiedeva nel 1898, con un maggiordomo e tre persone di servizio. Essa soggiornava a Villa Raffo, l’attuale Villa dei Pini, oggi sede della prestigiosa Bogliasco Foundation. Il censimento del 1901 è più dettagliato. Da esso apprendiamo che il suo nome da ragazza è Margaret Clayton de Windt e che è nata nel 1849 in Francia. È quindi più giovane di vent’anni del marito che non risulta essere qui residente. Con lei sono presenti tre figli Charles Vyner, all’epoca ventisettenne, che succederà al padre come terzo Raja di Sarawack, Bertram di ventiquattro anni ed Harry di ventun’anni.
Del soggiorno di Lady Margaret a Bogliasco ne diede anche notizia un giornalino locale, Il Gazzettino di Bogliasco, pubblicato per un breve periodo tra il 1899 ed il 1900. Sul numero del 20 ottobre 1899 è riportata questa notizia: «È giunta a Bogliasco, nella splendida Villa Raffo, sua Altezza la Ranée di Sarawack Lady Brooke.

Ben arrivata e buona permanenza! Non siamo né il Times né il New York Herald ma osiamo sperare che Sua Altezza gradirà lo stesso il saluto cordiale del nostro microscopico periodico».

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