Se pure il Lego non è più lo stesso mattoncino di una volta

Tradition in evolution. Ovvero lo stile italiano mescolato a quello inglese con un tocco di colore del sud, perché Angelo Galasso non riesce lasciare in disparte le sue origini, che poi sono la sua fortuna. Nato a Francavilla Fontana, in Puglia («stesso paesino di Emanuel Ungaro, che era il sarto di mio padre»), Angelo è considerato dalla stampa internazionale un vero gladiatore della moda e i fatti gli danno ragione da oltre 35 anni. Prima ha creato l'azienda Interno 8 a Roma, poi ha messo in piedi, assieme a Flavio Briatore, la collezione Billionaire, ora sta conquistando il mondo con le sue proposte nelle quali mescola eleganza e uno stile che, forse, considerare dandy pare riduttivo. Colori intensi ed eleganti, giacche sontuose, materiali pregiati, velluti finissimi, tagli perfetti, un'armonia e una raffinatezza frizzante che vanno oltre le mode. Angelo Galasso le mode le provoca anzi, le anticipa, le crea, le impone.
Come sta la moda maschile?
«Basta guardarsi attorno per rendersi conto che si sta respirando un'aria fantastica; l'uomo, nel vestire, è in una continua evoluzione. Siamo arrivati al così detto right time: per anni si sono percepite delle sensazioni positive, ricordo come nel 2005 ero a New York sulla Madison e guardavo le aperture di negozi di jeans, tutti uguali. Mi dissi che era arrivato il momento per impreziosirlo, il resto venne come conseguenza. Il segreto sta nel saper osservare la gente e provare ad accontentarla al cento per cento».
Proviamo a inquadrare i clienti.
«È gente che non ha paura dei giudizi altrui, che sa quello che vuole. Per alcuni l'impatto è forse troppo forte ma il mio prodotto arriva e conquista pian piano; a Londra ho trovato terreno fertile perché lì si respira una libertà straordinaria, a Milano ci vuole più tempo».
Al Pacino, Roger Moore, Paul McCartney, Puff Daddy: tutti in fila a vestirsi da lei.
«È gente vanesia, che ama sentirsi dire che è vestita bene, ama distinguersi, essere elegante, stupire».
Al Pacino, quando andò alla Casa Bianca a ritirare la National Medal of Arts, indossava i suoi capi.
«Da una vita conosco il suo co-producer, Barry Levinson, gli chiesi se fosse possibile vestire Al. Rispose che lui si deve innamorare del prodotto, altrimenti non ci sono chances. Andai a casa sua a Los Angeles, all'inizio mi sembrò restio ma poi diventò addict, dipendente dai miei abiti; ne acquista in continuazione. Pensate che c'è una foto con lui alle nove del mattino da Starbucks con un mio tuxedo blu, dice che lo indossa perfino a letto».
Quando Obama gli ha consegnato la medaglia com'era vestito?
«Tuxedo nero con lance blu, elegantissimo».
Paul McCartney, invece?
«Lui cercava qualcosa di speciale per un concerto a Los Angeles, ma, tengo a precisare, sia lui che Al pagano quello che comprano, per l'occasione McCartney ordinò una quindicina di capi e da allora torna regolarmente».
Passiamo a Roger Moore.
«Una leggenda, pensate che con il figlio, Jeffrey, parliamo italiano perché la prima moglie di Roger era - bellissima - di Perugia. Lui va pazzo per le mie camicie con il polsino; nelle foto lo fa vedere sempre, ama i dettagli chic».
Puff Daddy.
«Ccome Roger, indossa le camicie con il polsino, ne compra in quantità. Ha contagiato perfino Beyoncè, che le ordina su misura ma stavolta senza il polsino».
Forse in Italia è complicato riproporla.
«Nick Foulkes, uno dei giornalisti più influenti nel mondo fashion, ha scritto su Financial Times che si tratta di una rivoluzione. Non vorrei sembrare privo di modestia però dice che sono il Leonardo da Vinci della camicia. Detto questo, ovvio che la puoi vedere più spesso a Londra o Los Angeles che non a Milano».
A Milano sta per aprire il suo nuovo negozio, che lei chiama house.
«“House”, come una specie di club per uomini, difatti abbiamo il bar, l'angolo delle degustazioni, tanti caffè. La donna è più concreta, invece l'uomo ama vivere, ha i suoi hobby, per questo mi piace sapere che i miei clienti entrano e si rilassano come se fossero a casa loro. A New York abbiamo il negozio al The Plaza, dove prima c'era la vecchia sala da thé edouardiana. A Milano apriremo in corso Matteotti all'8, angolo via San Pietro all'Orto, prima eravamo in via Montenapoleone ma piccolo.

Venite, vi piacerà un mondo».

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