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Se la speranza di Sarkò è nella pancia di Carlà

La gravidanza della Bruni rilancia l’inquilino dell’Eliseo nella corsa per la riconferma. Un fatto ovvio ma insensato

Se la speranza di Sarkò  
è nella pancia di Carlà

Le donne incinte fanno tenerezza, nel loro radioso splendore. Proprio nessuno - credo, spero - le trova goffe o sgraziate. L’istinto primordiale della specie umana, come tutte le specie, è celebrare la maternità, proteggerla e compiacersene. In ogni ventre gonfio rinasce il futuro di tutti, e inconsapevolmente ne godiamo: dimenticando gli allarmanti discorsi sul sovrappopolamento del pianeta, che si alternano agli allarmanti discorsi sul calo demografico. Chi se ne frega, un bambino è un bambino.
L’essere umano, poi, ha fatto della gravidanza una «dolce attesa», anche se è tutt’altro che dolce, così fitta di ansie e preoccupazioni. Nel mondo cristiano, addirittura, una partoriente è diventata il simbolo dell’incontro del divino con l’umano, sia pure attraverso un misterioso Spirito Santo. Dunque, più la pancia cresce, più la schiena si inarca a sostenere il peso, più la camminata diventa simile a quella di una papera e più le donne sembrano regine.
Figurarsi se la futura mamma è già bella di suo e già più che una regina: una donna famosa e di successo, che dalla vita ha avuto tutto, scalandola fino a diventare - lei, italiana come Caterina de’ Medici - la «Première Dame de France». Carla Bruni, che non è simpaticissima né fa molto per diventarlo, è notoriamente incinta, di una gravidanza «inattesa e insperata», dice: e tanto basta per renderla più amabile al mondo, ai francesi e persino a noi italiani, che ogni tanto si permette di bistrattare. Ha avuto anche l’accortezza di aggiungere, sensatamente, «ma in fondo è banale». È banale che una nuova coppia, per quanto matura e piena di figli sparsi (uno lei, tre lui, in tutto tre matrimoni precedenti), desideri un proprio figlio,«"carne della loro carne, sangue del loro sangue».
A suscitare perplessità, piuttosto, è che la gravidanza di Carla stia rilanciando politicamente Nicolas Sarkozy nella corsa alla seconda presidenza della Repubblica francese. Qualche mese fa sembrava spacciato, in crollo di popolarità, e la guerra alla Libia - che da fulminea è diventata interminabile - non deve averlo aiutato. Oggi i sondaggi dicono che batterebbe di due punti Martine Aubry, se fosse lei la candidata socialista, mentre arriverebbe pari con François Hollande, fin qui il beniamino dei sondaggi.
Certo, Sarkozy è stato aiutato dalla brutta vicenda di Clauss-Khan, altro possibile candidato vincente e ormai bruciato: se non ci fu stupro, non è politicamente utile fare sesso a pagamento con una cameriera nel gabinetto di un albergo. Invece è politicamente utilissimo mettere incinta la moglie, e aspettare il quarto figlio a cinquant’anni passati. Tutti i sondaggi confermano che la rinascita politica di Nicolas è dovuta alla pancia apolitica di Carla, e non c’era neanche bisogno di sondare tanto per capirlo.
Tutto ciò è sbagliato, certo, e i francesi tradiscono l’illuminismo di cui sono padri e insieme figli. Se bastasse riprodursi per vincere le elezioni politiche, visto il numero di politici che ci sono nel mondo, avremmo superato da un pezzo i dieci miliardi, e l’Italia passerebbe da essere uno dei Paesi meno prolifici a un’esplosione delle nascite. Bisognerebbe mettere una nursery alla Camera, e perfino al Senato, per non dire di Palazzo Chigi.
Eppure. Eppure, come si farebbe a non intenerirsi, nel 2013, di fronte a un nuovo piccolo Berlusconi, a un nuovo piccolo Bersani?
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giordanobrunoguerri.it

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