Controcorrente

Sempre meno giovani vogliono diventare professionisti

Non sarà tutta colpa dell'estenuante percorso da compiere per ottenere l'iscrizione agli albi professionali, ma negli ultimi anni i giovani che si avvicinano a quelle che una volta si chiamavano le «professioni liberali» stanno diminuendo. I numeri del calo arrivano dal ministero dell'Istruzione che monitora i risultati degli esami di abilitazione per la maggior parte delle categorie: negli ultimi dieci anni i candidati a queste prove sono diminuiti di quasi un terzo. Nel 2006 gli aspiranti professionisti erano stati 78.743 contro i 54.689 del 2015. Di questi, sono stati promossi in 42.693: il 78 per cento, cioè poco più di tre su quattro. Dieci anni fa la quota dei promossi era risultata leggermente inferiore: 75,2 per cento.

A questi vanno aggiunti i dati degli esami di aspiranti consulenti del lavoro, avvocati e notai. Ma l'andamento all'indietro è confermato. Quanto agli avvocati, la Cassa forense (che gestisce la previdenza della categoria) ha fatto segnare un calo di 221 persone dal 2014 al 2015. Nel caso dei notai è addirittura un tracollo: nel 2012 i praticanti erano 1.211, ma in appena quattro anni sono precipitati a 425, con una perdita di 600 giovani soltanto nel 2013. Federnotai punta il dito contro la lunghezza delle procedure per i concorsi e i pesanti costi per le famiglie dei praticanti, tra cui non occupa l'ultimo posto la spesa per la formazione alle prove di stato.

Il concorso per il notariato dovrebbe essere annuale, invece viene bandito ogni due anni. Inoltre gli esiti delle prove vengono pubblicati in tempi lunghissimi e la forte selezione (ammorbidita negli ultimi anni, forse per non perdere troppe forze nuove) costringe molti praticanti a fare l'esame due volte. I notai restano comunque i professionisti con i redditi più elevati: 110.000 euro annui in media contro i 13.500 scarsi guadagnati dagli psicologi, la categoria peggio remunerata secondo l'Adepp (Associazione degli enti previdenziali privati).

Diminuzioni massicce si registrano nelle professioni tradizionali, ad eccezione dei medici: architetti, ingegneri (paradossalmente crescono i laureati ma si assottigliano i candidati a entrare nell'Ordine), commercialisti, psicologi. In controtendenza invece agrotecnici, biologi, farmacisti.

SFil

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