Cultura e Spettacoli

La sensuale Rosario: «Per Muccino mi ammalo gravemente di cuore»

L’attrice americana racconta il nuovo film che sta girando con il regista italiano

da Ischia

Si chiama Rosario. Ha labbra carnose, occhi dolcissimi da cerbiatto, un seno generoso. Ed è una donna. Tenetela d'occhio perché molto presto potrebbe diventare l'erede di Jennifer Lopez. Più bella e vivace della cantante e attrice portoricana.
Rosario Dawson è infatti la protagonista, insieme con Will Smith, del nuovo film americano di Gabriele Muccino, che uscirà in dicembre. Si intitola Seven pounds e, come racconta la Dawson, qui all'Ischia global fest, «è la storia di un amore a termine, tra un depresso che tenta il suicidio e una donna gravemente malata di cuore». Un amore disperato, un finale tragico: «Sconvolgente e a sorpresa», sottolinea Rosario, già vista in Sin City, la 25a ora e Men in black II. «No, non è un film romantico», riprende la Dawson prima di dichiarare tutto il proprio entusiasmo per aver lavorato con il regista italiano: «Ci eravamo conosciuti quattro anni fa a Roma - ricorda -. E tra noi l'intesa fu immediata. Ci ripromettemmo di lavorare insieme. E quando uscì negli Stati Uniti il suo primo film americano, La ricerca della felicità, ci rincontrammo».
La Dawson e Muccino, dunque. «Umanamente Gabriele è una persona straordinaria, umile e sensibile. E anche artisticamente è uno che ti coinvolge con le sue idee chiare sul cinema. Dirigeva me e Will con piglio sicuro, ci chiedeva di vivere la storia e non d'interpretarla. Una cosa non particolarmente difficile perché la vicenda di Seven Pounds è molto toccante. Dopo ogni scena mi capitava spesso di tornare in camerino e iniziare a piangere».
29 anni, figlia di un costruttore irlandese e di una cantante portoricana, vissuta con la famiglia in un edificio abbandonato di New York, Rosario ha iniziato a recitare all'età di sedici anni. «Per caso - dice lei -. Camminavo per strada e un agente mi notò per farmi interpretare Kids». È arrivata a quota 24, la Dawson. A settembre uscirà negli Stati Uniti un nuovo film, Eagle eye, e intanto si dedica alla produzione di cortometraggi, canta, vorrebbe scrivere un libro: «Mi piacerebbe fare tutto: proprio come mia madre e mia nonna. Non cerco il successo facile, ma la realizzazione artistica. E non sono facilmente etichettabile. A volte mi considero fragile, a volte molto forte».
Di sicuro è di una bellezza sconvolgente. E lei ne è consapevole. Senza problemi ammette di essere un sex symbol e che avere un corpo e un volto così l'ha aiutata ad emergere: «Anche se non punto tutto sulla bellezza e se mi gira so anche essere un maschiaccio». Lo dice e ride la Dawson, mentre un ragazzo di Ischia chiama Rosario. Lei si volta ma lui va incontro ad un amico, lasciandola nello stupore. Tranquilla, signora: è solo il problema di avere un nome italianissimo.

E da uomo.

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