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Senza digitale non c'è posta per te

di Enrico Michetti *

G ran parte dell'attuale Agenda europea è incentrata sul finanziamento dei processi di emancipazione delle tecnologie informatiche. La grande sfida è quella di realizzare una Pubblica Amministrazione totalmente digitale.

Ma a cosa servirà l'utilizzo massivo del digitale nella PA? Innanzitutto, a velocizzare e rendere più efficienti le procedure, a razionalizzare il sistema burocratico, a dialogare a distanza con il cittadino ed infine, a ridurre i costi per l'ambiente, per i trasporti, per il personale che peraltro, ben potrà lavorare da casa.

In passato, nella PA, per inseguire una sospirata efficienza si sono mutuate acriticamente le procedure tipiche del mondo privato. I risultati non sono stati incoraggianti anche perché lo Stato non è un'azienda, non ha l'obiettivo di perseguire profitti, bensì di dispensare servizi. Anche se in alcuni campi l'esperienza maturata nel privato potrebbe rivelarsi molto utile al pubblico, come ad esempio nel controllo di gestione e nella logistica per l'approvvigionamento dei beni. Oggi l'ordine di acquisto di un bene rinvenuto via internet e scelto da parte del cliente viene contestualmente trasferito in fabbrica e messo immediatamente in produzione.

Il bene, una volta realizzato, verrà recapitato dal player della logistica direttamente al domicilio del richiedente in tempi brevissimi, riducendo così gli sprechi da merce invenduta. La PA dovrebbe valutare la praticabilità delle innovazioni, eventualmente adattarle alle proprie esigenze, rivedendo tutte le norme ostative all'accesso al progresso. Rimuovendo la cosiddetta burocrazia conservativa, ormai inutile quando non dannosa. Uno Stato moderno dovrebbe muoversi con agilità nei rapporti con il cittadino, rendendo l'adempimento e l'interlocuzione con lo stesso, sempre più fluida, efficace e puntuale. Ecco perché la riconversione dell'apparato informatico pubblico diventa fondamentale, peraltro, con un occhio particolare agli investimenti riguardanti la cosiddetta informatica evolutiva che, in un prossimo futuro attraverso la capillare diffusione delle tecnologie 5G, consentirà di agganciare «internet delle cose» ossia la possibilità di dialogare con gli oggetti. La PA del futuro non potrà pertanto, non tener conto di tali evoluzioni epocali. Pianificare con competenza e lungimiranza significherà avere, nel breve, un vantaggio competitivo enorme, ma occorrerà prima di tutto vincere le canoniche rendite di posizione o le semplici ritrosie di chi, al tempo, boicottava il computer per difendere la superata Olivetti 32.

*Presidente fondazione Gazzetta Amministrativa

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