Senza la politica i tecnici si sono incartati
26 Novembre 2011 - 15:23Il governo Monti per ora ha deciso di non decidere. E pensare che un esecutivo di emergenza, com’è stato definito quello attuale sulla base del mandato ricevuto da Giorgio Napolitano, dovrebbe agire in fretta
Il governo Monti per ora ha deciso di non decidere. E pensare che un esecutivo di emergenza, com’è stato definito quello attuale sulla base del mandato ricevuto da Giorgio Napolitano, dovrebbe agire in fretta, evitando tutti i passaggi dispersivi previsti dalle ordinarie procedure. Ma la squadra del professore bocconiano, per quanto sia tecnica, deve giocoforza soggiacere ai partiti e ha bisogno del loro consenso anche solo per muovere un dito. Il consenso sulla carta c’è, in quanto il Parlamento ha votato la fiducia al ministero. Però si è trattato di una fiducia solo generica e condizionata. Il bello, si fa per dire, verrà nel momento in cui Mario Monti presenterà alle Camere le riforme giudicate «impressionanti »da Angela Merkel, l’unica persona al mondo a cui egli ha rivelato il suo piano per salvare l’Italia.
Quale sarà la reazione della sinistra? E quale sarà la reazione della destra? Da notare che i due schieramenti hanno idee diverse su tutto; ciò che piace a uno non piace all’altro. Metterli d’accordo non sarà possibile. Qualora fosse possibile, la scelta di viceministri e sottosegretari (una formalità di carattere politico, quindi non facilmente superabile) sarebbe già avvenuta, e invece sta provocando polemiche e scontri degni di miglior causa.
È un segnale che dovrebbe far riflettere i nuovi padroni del vapore, Napolitano in testa, autore della formula tecnica, che forse pensava di aver trovato la quadratura del cerchio e, al contrario, ha generato un «mostro » del tutto simile ai precedenti governi, succubi di una democrazia parlamentare logora, superata, antiquata, cioè un sistema marcio e non più in grado di funzionare. D’altronde, se funzionasse, non ci sarebbe stato bisogno di inventarsi il governo tecnico, che è l’ultima spiaggia.
Qualcuno dice: sarebbe stato più corretto ricorrere a elezioni anticipate. Giusto. Il voto esprime la volontà del popolo sovrano. Al quale però, se non offri un sistema efficiente, non resta che stare al solito gioco, i cui frutti non possono che essere marci come la pianta(l’impianto istituzionale). La totalità dei partiti non ha saputo rinnovarsi. La gente li considera non a torto fonte di corruzione. I politici sono guardati male perché vengono identificati nella maledetta Casta. Difficile che un cittadino abbia stima di senatori e deputati. Ci sarà un motivo.
Il problema in realtà è organizzativo. Le democrazie occidentali sono impostate su schemi obsoleti. Andavano benino mezzo secolo fa, ora sono inadeguate. La nostra poi è arrugginita, inceppata. Inutile illudersi, non gira. Chiunque - Prodi, Berlusconi o Monti - provi ad avviarne i motori è destinato a fallire. I governi di coalizione, dopo alcuni mesi di euforia, finiscono contro il muro. Ovvio, ogni alleato pretende di guidare e la macchina sbanda pericolosamente.
Nonostante ciò, nessuno osa proporre un cambiamento radicale (presidenzialismo, governi macroregionali alla Miglio eccetera). Si va avanti per tentativi il cui esito, nefasto, è scontato. L’esecutivo tecnico farà, quindi, la fine di tutti gli altri esecutivi: una brutta fine, indipendentemente dall’abilità delle persone che lo incarnano.
La strada per sopravvivere c’è. Una commissione costituente tecnica e non politica.
Perché i partiti, questi partiti, non sono all’altezza di riformare se stessi, figuriamoci se riescono a riformare il sistema istituzionale.