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Settebello Idem, conquista a 42 anni un’altra Olimpiade

L'azzurra della canoa è da record: "Voglio vedere fino a che età posso essere competitiva"

Settebello Idem, conquista a 42 anni un’altra Olimpiade
Incontentabile Josefa. «Sono scesa in acqua per la finale puntando a una medaglia. Non è arrivata. Peccato, sarei stata più contenta. Ma essermi qualificata per la mia settima Olimpiade è un risultato egregio». Non egregio, storico. Josefa Idem, 43 anni tra 40 giorni, tedesca di Goch divenuta italiana per matrimonio nel 1990, si è qualificata ieri per la settima Olimpiade della sua carriera, grazie all’8° posto nella finale del K1 500 metri al Mondiale di canoa di Duisburg, in Germania. Un bacino di cui Josefa conosce ogni onda: qui ha disputato il suo primo Mondiale. Vent’anni fa.

Sette Olimpiadi, le prime due (1984 e ’88) vissute con i colori tedeschi, le successive da azzurra. Sette come Marlene Ottey, velocista giamaicana e ora slovena che, a 47 anni, sarà ai Mondiali di atletica a Osaka in settembre, e Kerstin Palm, svedese della scherma. Josefa ha vinto un oro (a Sydney), un argento, due bronzi, oltre a 21 medaglie ai Mondiali. Ieri no, prima è stata l’ungherese Kovacs, meno di 2 secondi più veloce a mulinare l’acqua, ma l’importante era arrivare nelle prime otto su nove. Detto, fatto: Josefa stacca proprio l’ultimo biglietto precedendo (con 1’50’’593) la 28enne svedese Paldanius (1’50’’921), che pagaia dall’altro lato del campo. «È stata una lotta feroce: non cerco scuse, ma questa settimana ho avuto la febbre per tre giorni, forse ce l’ho anche adesso, non l’ho provata», racconta la Idem mentre il marito-allenatore Guglielmo Guerrini, pallavolista convertitosi alla canoa per amore, sistema l’attrezzatura per il viaggio di ritorno. «Ero fiacca: ci siamo autoconvinti che potevo farcela, ma doveva andare tutto bene perché una finale è come una partita a carte, per vincere le carte devono essere buone». E lo sai solo quando ti siedi, al tavolo o in canoa. Capelli raccolti, occhiali da sole, Josefa non lotta per l’oro ma tiene la punta del suo siluro attaccata all’8° posto, dimentica le paure della qualificazione e gli intoppi di una stagione non facile, alla fine esulta.

Nello sport italiano al femminile solo Gerda Weissensteiner ha gareggiato in più edizioni dei Giochi (invernali, nel suo caso, fra slittino e bob), sei totali: a cinque, in azzurro, ci sono Bonanomi, Zalaffi, Di Centa, Paruzzi, Belmondo, e cinque, da italiana, saranno in Cina anche le Olimpiadi di Josefa. Che, nel frattempo, viaggerà verso le 44 primavere, con due figli, Janek (12 anni) e Jonas (5), che la seguono sui campi di gara. «Tutti sono incuriositi dal fatto che io gareggi ancora alla mia età. Perché non dovrei? Finché ce la faccio, continuo. Molte mamme lavorano in Italia, no? E io sono pure fortunata, mi diverto, mi dedico alla cosa che mi riesce meglio».

Josefa si allena 4 ore al giorno, «cinque giorni e mezzo alla settimana». Collabora con il ministero della Salute in tema di lotta al doping. È stata assessore allo Sport a Ravenna, dove vive, ora ha lasciato «ma per l’età media dei politici italiani potrei riprendere e continuare per 40 anni dopo Pechino», punge. In Controcorrente, la sua autobiografia, racconta l’avventura sportiva di una ragazza che diventa donna, fiera, combattiva, anche abrasiva e pagaiando scopre se stessa. Pure nei limiti. Da spostare.

«Amo l’adrenalina della gara ma intanto esploro i miei confini come atleta, anche a beneficio di altre ragazze, che me ne sono grate».

Magari pure le compagne di nazionale, perché il Mondiale di Duisburg è stato storico per la canoa femminile azzurra: si sono qualificate per Pechino anche la Cicali e la Sgroi nel K2 500, le stesse due oltre alla Fagioli e alla Galiotto nel K4 500, barca che non aveva mai ottenuto il pass olimpico. Un tris che contrasta con la bocciatura delle cinque barche maschili, fra cui il K4 con Antonio Rossi, oro a Sydney, rimandate agli Europei di Milano 2008. «Che lezione ci hanno dato», dice Rossi delle colleghe. «Sì, un trionfo rosa che mi fa megapiacere», chiude Josefa, «dimostra che il settore sta crescendo. Adesso l’appuntamento è per i Giochi 2008. Come me li immagino? Io mi immagino sempre vincente». Incontentabile Josefa.
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