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La sfida internazionale dell’Open degli italiani

Il Bmw Italian Open va in scena al Royal Park-I Roveri di Torino. Mancano ormai poche ore e poi il golf italiano vivrà il suo grande momento internazionale. Oggi - sempre che il tempo lo permetta perché al momento di scrivere sta diluviando - prologo con la Pro-Am Intermedia Finance con i migliori professionisti in campo accoppiati ad ospiti famosi e meno dei numerosi sponsor del torneo. Da domani si fa sul serio con tra i 156 partecipanti ben 70 vincitori di Open sul Tour europeo con il capitano di Ryder Cup Colin Montgomerie e gente di storico livello quali Jimenez e Bjorn. Ma è il momento degli emergenti, della nuova generazione e qui apro una parentesi per dovere di cronaca.
Rory McIlroy, il ventunenne giovane fenomeno irlandese, ha appena vinto il suo primo torneo - domenica scorsa - negli Stati Uniti con due giri finali da brivido (l’ultimo addirittura in 62 colpi) per lasciare a quattro lunghezze di distanza un mostro sacro quale Phil Mickelson. In Spagna lo Spanish Open è stato vinto da Alvaro Quiros - 27 anni - dopo una buca di spareggio con il giovane inglese James Morrison.
All’Open d’Italia tanti di questi giovani - non gli ultimi due citati che, come il nostro Francesco Molinari, impegnati nel superbo Players Championship negli Stati Uniti - saranno a Torino e quindi ancora una volta l’Open d’Italia potrebbe essere il trampolino di lancio per una futura star come avvenne nel 2000 ad Is Molas con Jan Poulter, o qualche anno più tardi, a Tolcinasco, con Graeme McDowell.
Ma questo potrebbe - e vorremmo che fosse - anche l’Open degli italiani. Mai come in questo momento siamo sulla cresta dell’onda, Edoardo Molinari, campione del mondo, ha rinunciato al Players Championship - considerato il quinto Major del Tour mondiale - per essere presente nella sua Torino e difendere i colori del golf azzurro. Matteo Manassero da quattro giorni è passato al professionismo. Da dilettante è stato osannato in Gran Bretagna e negli Stati Uniti (miglior più giovane dilettante a qualificarsi nella storia del Masters). La stampa nazionale ed internazionale non parla che di lui ed ora lo aspettano al suo debutto nel professionismo proprio nel suo Open. Il mio auspicio è che Matteo non senta troppo all’improvviso - lui sempre così tranquillo e misurato - la pressione di tanta attenzione e della scelta di vita appena compiuta. Può fare grandi cose ma - per scaramanzia - non penso ad immaginarmele e così vorrei fosse per tutti. Comunque resta una grande e sicura promessa del golf italiano anche tra le file dei professionisti.


Cosa dire ancora? Un Open che più di ogni altro negli ultimi anni parla «italiano» davanti al meglio del nuovo golf europeo. Auguri Bmw Italian Open 2010 e che Giove Pluvio ci assista!

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