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Sfida russo-cinese alla Nato con giochi da guerra fredda

Sfida russo-cinese alla Nato con giochi da guerra fredda

La Russia ritorna. Quasi scomparsa negli ultimi 18 anni dalla scena militare internazionale - a parte l’arsenale nucleare e le operazioni in Cecenia - si rifà viva su tutto il globo. E vuole che si sappia. Voli di bombardieri strategici fino a Guam, la grande base americana nel Pacifico; test di nuovi missili balistici da sottomarini nucleari; nuovo e potente sistema di difesa antimissile intorno a Mosca; schermaglie di suoi caccia al limite dello spazio aereo di Norvegia e Inghilterra; alcune decine di bombardieri strategici e di teatro in più voli sul polo Nord e la regione dell’Artico dall’Atlantico al Pacifico con decine di test di missili cruise; ipotesi, per la Marina, di ristabilire una presenza costante nel Mediterraneo, con base d’appoggio in Siria. Tutto negli ultimi giorni, e tutto annunciato: non per trasparenza, ma come monito. Un’intensa attività militare come ai tempi della guerra fredda, per segnalare agli Stati Uniti di non considerarsi superpotenza solitaria.
In più, dall’altro ieri fino al 16 agosto, manovre congiunte nel cuore dell’Asia, con alta mobilità e varietà di forze dalla Cina agli Urali con la Cina stessa e altri quattro Paesi, Kazakhstan, Kirghistan, Uzbekistan, Tagikistan: un club di dittature, aderenti alla Shanghai cooperation organization (Sco), negli anni ’90 costituita da Pechino con i Paesi confinanti, evolutasi a comprendere anche la sicurezza, e allargatasi ad altri quali osservatori, tra cui l’Iran. I sei capi di Stato seguiranno le manovre e terranno un vertice a Bishkek, capitale kirghisa, a cui parteciperà l’iraniano Ahmadinejad.
All’attivismo militare si accompagna quello politico. Mosca preme perché dal vertice esca un una dichiarazione congiunta tra Sco e Organizzazione del Trattato sulla sicurezza collettiva (Csto), l’alleanza da essa costituita con le Repubbliche ex sovietiche: un contraltare alla Nato per quell’area e una sfida agli Stati Uniti a star lontani dalla regione. Dopo il vertice, visita a Mosca del leader cinese Hu Jintao. Le manovre sono presentate come un’operazione antiterrorismo, con azioni a Urumqi, territorio cinese, e poi spostamento di reparti motorizzati e aviotrasportati a Celyabinsk, negli Urali, nella simulazione presa da terroristi. Sono impegnati oltre seimila uomini, ed è la prima volta che forze cinesi operano su territorio russo con forze russe, dopo manovre comuni due anni fa in Cina. È dubbio tuttavia che Pechino accetti le pressioni russe per piena cooperazione tra l'organizzazione di Shanghai e quella di Putin con i paesi ex sovietici. Essa domina la prima, nella seconda sarebbe comprimario, e non intende sfidare troppo gli Stati Uniti col contraltare alla Nato.
Senza restrizioni diplomatiche Putin ha invece intensificato l’attivismo militare. Del volo su Guam, dicendo che nella guerra fredda era di routine, ha parlato il comandante dell’aeronautica, aggiungendo ironico che i piloti dei due bombardieri strategici - un Tupolev 160 (Cigno Bianco) e un Tupolev 95 (Orso) partiti da una base sul Pacifico - si sono scambiati con la mano i saluti con quelli degli aerei Usa alzatisi al loro avvicinarsi. Il Pentagono minimizza: conferma che i due aerei russi, di vecchia concezione ma capaci di portare missili con testata atomica, si sono avvicinati a 500 km da Guam, intorno a cui si svolgevano esercitazioni di un centinaio dei più moderni aerei.
Lunedì, con fanfare e benedizioni della Chiesa ortodossa, è cominciata l’installazione intorno a Mosca di un nuovo sistema antimissile che combina allarme avanzato a lungo raggio e difesa aerea e spaziale: «Gli Stati Uniti non ne hanno nessuno come questo, noi abbiamo un intero arsenale». Dopo la discesa sul fondo del polo Nord, squadroni di bombardieri tattici e strategici hanno condotto esercitazioni nell’area con lanci di nuovi missili Cruise con raggio di duemila km; è stato eseguito con successo il test di lancio da un sottomarino nucleare di un nuovo missile balistico intercontinentale, del quale si annuncia la produzione su ampia scala. In precedenza, caccia russi avevano volato al limite dello spazio aereo norvegese e britannico. La Marina afferma di voler tornare stabilmente in Mediterraneo con appoggio a Tartus, in Siria, che per ora nega di avere in corso trattative.

Con Putin, il ritorno all’indietro non è solo interno.

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