La sfida di un'azienda: barche in vetroresina rinascono come arredi

Recuperare la fibra è da sempre un problema La Gees ora prova a farlo a livello industriale

Alessio GIannullo

Recuperare vecchie barche in disuso e camper abbandonati. Ridare vita a montagne di vetroresina trasformandola in pezzi d'arredo pregiati. È il sogno di un'azienda italiana, la Gees, che a giugno ha ottenuto la concessione della domanda di Brevetto europeo e l'accettazione per la domanda del Brevetto Usa.

La vetroresina è un tipo di plastica rinforzata con vetro. Fin dagli anni Cinquanta, in virtù delle caratteristiche (leggera, solida, resistente all'acqua marina) è stata molto utilizzata per realizzare oggetti esposti agli agenti atmosferici: automobili e barche, ma anche vasche, tubi, piscine, serbatoi. La vetroresina finora presentava un solo problema: non si poteva riciclare. Alcuni esperti hanno iniziato tra gli anni Settanta e Novanta qualche procedimento artigianale e «pionieristico», ma è negli ultimi anni che il tutto ha preso le forme di un business. Nel 2010 alla Camera di commercio di Pordenone viene costituita la Gees recycling srl che, nello stabilimento di Budoia, usa la tecnologia Rfm, un processo industriale meccanico e non inquinante in due fasi, messo a punto dopo un biennio di test e sperimentazioni. Nel 2011 vengono realizzati i primi pannelli in vetroresina riciclata e vengono certificate in laboratorio le prove sulle caratteristiche fisiche. La Gees ha la prima concessione della provincia di Pordenone per il recupero di vetroresina e la sua trasformazione in materia secondaria. «Da sempre mi occupo di attività immobiliare e risanamenti ambientali - spiega il presidente Franco Floris - poi ho fondato Accademia Kronos, associazione ambientalista che si autofinanzia e opera su temi ad hoc come il clima. Questa attività mi ha portato ad avvicinarmi alla ricerca: per la vetroresina il problema è sempre stato il riciclo perché non si degrada. La vetroresina non inquina, se non si sfalda, ma è un problema anche ambientale: qualcuno bravo la mette in discarica, altri la abbandonano. C'è sempre stato il problema di non trovare rifiuti in mezzo a un bosco o dentro i porti. Riutilizzare costa molto meno che smaltire. Io da tempo cercavo una soluzione, poi da Cnr di Napoli e università di Trieste è stata individuata una start-up che ha trovato un sistema certificato per riutilizzare la vetroresina». «Ho avuto la fortuna di trovare investitori - prosegue Floris -: ora stiamo realizzando prodotti semi industriali, stiamo acquistando un capannone per attivare una linea industriale robotizzata per lavorare 9mila tonnellate annuali. In futuro ne dovremo aprire altre per smaltire il prodotto. Siamo l'azienda numero uno al mondo, non ci risultano altre iniziative». «Le opportunità sono grandi: ogni linea industriale ha 10 occupati. Poi noi non facciamo raccolta, questa potrebbe portare altro business. E c'è lo smembramento. Tra l'attuale e la nuova attività occuperemo 32-33 dipendenti, ma il grosso sarà nell'indotto».

«Il problema - conclude il presidente del Consiglio d'amministrazione di Gees - è che il governo deve creare le condizioni anche con leggi per investimenti che possono sviluppare occupazione, tutelare l'ambiente e attivare un mercato trasparente».

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