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Sicurezza: espulsioni e ronde, il governo va sotto

Alla Camera 17 franchi tiratori bocciano parte del decreto sicurezza. Maroni: "Così sarà indulto per i clandistini". La Russa: "Nessuno scagli la prima pietra". Colloquio Bossi-Berlusconi: "E' tutto ok"

Sicurezza: espulsioni e ronde, il governo va sotto

Roma - Il governo elimina dal dl sicurezza le norme sulle ronde. E poi va sotto sull'articolo 5: che prevede la permanenza fino a 6 mesi per gli immigrati nei centri di identificazione ed espulsione. Due gocce che fanno traboccare il vaso leghista. I deputati del Carroccio escono infuriati dall'aula di Montecitorio: "Ci hanno traditi in 20 del Pdl" e minacciano di uscire dalla maggioranza. Nel pomeriggio è il ministro dell'Interno Maroni, promotore delle norme, a sbottare: "Berlusconi è responsabile delle scelte della maggioranza. Qua si è votato un indulto per i clandestini". Poi in aula i deputati dal "fazzoletto verde" non votano il provvedimento che comunque viene approvato con i voti dell'opposizione. Questi i numeri: 397 i sì, 6 i no, 2 gli astenuti.

Maroni spara a zero "Sono furibondo per la bocciatura alla Camera della norma sull’allungamento della permanenza nei Cie: ora il 26 aprile dovremo rimettere in libertà 1.038 clandestini". Lo ha detto il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, in una conferenza stampa al Viminale.Maroni se l’è presa anche con il capogruppo del Pd, Soro, e con il leader dell’Udc, Casini. "Leggo - ha detto Maroni - della loro esultanza. Dicono che è una bella giornata. Sarà una bella giornata anche per i 1.038 clandestini, tutti tunisini, che dovremo rimettere in libertà il 26 aprile e che invece con questa norma avremmo potuto rimpatriare". "Non solo: nelle due settimane successive - ha proseguito Maroni - torneranno in libertà altri 277 clandestini". Quindi l'appello a Berlusconi: "Non intendo più impegnare il Viminale su questo tema, perchè per due volte le nostre iniziative sono state smentite dal voto dei franchi tiratori. Chiederò al presidente del Consiglio di farlo lui, perché evidentemente io non riesco a farlo e lo ammetto. O ci riesce il presidente del Consiglio o dovrò prendere atto che sull’immigrazione clandestina la maggioranza, o una parte di essa, non la pensa così severamente come la pensiamo noi".

La Russa risponde "Nessuno scagli la prima pietra, piuttosto serve scagliare le proprie frecce per rimediare prima che sia troppo tardi, questo provvedimento è necessario". Così Ignazio La Russa risponde all’ira leghista. "Io - spiega il ministro della Difesa - sono più arrabbiato di Maroni ma allo stesso tempo non capisco gli atteggiamenti di chi gioca a fare il primo della classe. Non do nessuna responsabilità alla dirigenza leghista visto che qualcuno pensa che sia stato organizzato un autogol. Io non ci credo anche se non posso escludere che ci siano 15 scemi" osserva La Russa sottolineando allo stesso tempo che in caso la responsabilità sia da ascrivere ad esponenti del Pdl "bisognerà individuare questi scemi. Dunque - conclude il ministro - non bisogna condannare né il Pdl né la Lega ma semmai cercare di capire chi siano stati i 12 franchi tiratori e parlargli in separata sede".

Colloquio Bossi-Berlusconi "Alla fine sono stati in pochi quelli del Pdl che hanno votato a favore dell’emendamento. È la sinistra che ha liberato i clandestini, e lo dovranno spiegare alla gente". Umberto Bossi, raggiunto al ritorno da L’Aquila, ridimensiona lo scontro tra Pdl e Lega. Oggi ci sarà un incontro tra Silvio Berlusconi, Umberto Bossi e Roberto Maroni, ma il leader della Lega preannuncia toni distesi: "Chiariremo tutto". Anche perché "in ballo c’è ancora il federalismo", osservano dal Carroccio, e anche se "l’incazzatura c’è perché la norma era importantissima", oggi si proverà a trovare una soluzione. Rassicurazioni arrivano anche dal premier: "Ho sentito Bossi, è tutto ok" avrebbe detto parlando con i suoi.

Governo battuto Governo e maggioranza battuti alla Camera nella votazioni sul decreto legge sicurezza. Con il parere negativo di commissione ed esecutivo, sono stati approvati a scrutinio segreto (chiesto da Pd, Udc e Idv) due identici emendamenti dell’opposizione che cancellano l’articolo 5 del decreto sul fermo di 180 giorni per gli immigrati nei Cie. Il relatore Caterina Lussana (Lega) ha chiesto la sospensione immediata dell’esame del provvedimento. Gli emendamenti identici di Pd e Udc sono passati con 232 voti a favore, 225 contrari e 12 astensioni. La votazione si è svolta a scrutinio segreto. Metà dei deputati dipietristi si sono astenuti (in totale 12): le lucine bianche sul tabelloni di voto si sono illuminate in bianco. Contro gli astenuti ci sono stati aspri contrasti dai vicini deputati dei Pd. Alla proclamazione del risultato della votazione l’opposizione ha esultato. "E' una vittoria del parlamento e della sua serietà" ha detto Pier Ferdinando Casini.

La furia della Lega Escono infuriati dall’aula i deputati del Carroccio, tra insulti all’indirizzo dei colleghi del Pdl e minacce di uscire dalla maggioranza: "Basta con questa gente". I leghisti prendono malissimo l’approvazione dell’emendamento dell’opposizione al dl sicurezza: "È un tradimento - dice il vice capogruppo Marco Reguzzoni - perché almeno una ventina di deputati del Pdl hanno votato a favore dell’emendamento, e dunque è stata una decisione politica, non si può parlare di casi isolati o di errore". Immediata la convocazione di una riunione del gruppo della Lega.

I numeri Quando il governo è stato battuto non hanno votato 44 deputati del Pdl e tre della Lega. Sempre del Popolo delle libertà risultavano, invece, in missione in 39 e in otto del Carroccio. Per quanto riguarda l’opposizione, nell’Idv hanno disertato il voto in quattro, mentre uno risultava in missione. Per il Pd quelli in missione erano sei e i non partecipanti al voto 38. Sul fronte Udc cinque la assenze e due le missioni.

Il Pd: "Ora pronti a votare sì" Il Pd voterà a favore del decreto sulla sicurezza, dopo la marcia indietro del governo sulle ronde e l’affossamento della norma sull’allungamento dei tempi di permanenza nei Cie. Lo annuncia il capogruppo del Pd, Antonello Soro, spiegando che il Pd ritirerà tutti i suoi emendamenti e ordini del giorno perché "a questo punto il decreto coincide con un testo su cui avevamo anticipato un giudizio positivo e vogliamo approvarlo in tempi rapidissimi". Una posizione condivisa anche dall’ex segretario Walter Veltroni, che in Transatlantico, durante la pausa, spiegava: "Il decreto ha perso due punti che noi ritenevamo inaccettabili, quindi ha cambiato natura".

Ronde stralciate L'accordo sull'eliminazione delle norme sulle ronde è stato raggiunto nella conferenza dei capigruppo di Montecitorio. Soddisfatta l'opposizione, che interromperà il suo ostruzionismo. Da punto di vista tecnico, la norma sulle ronde verrà eliminata dal decreto o con un emendamento soppressivo del governo o con uno dell'opposizione su cui il governo renderà parere positivo. Quelle norme verranno molto probabilmente inserite in un disegno di legge di cui il governo chiederà l'esame quanto prima già nella riunione dei capigruppo prevista per questo pomeriggio. "Quando prevalgono la saggezza e la ragionevolezza non vince nessuno ma sono tutti a vincere", spiega il capogruppo del Pd Antonello Soro. "Siamo molto soddisfatti - sostiene Michele Vietti (Udc) - che il governo abbia cambiato parere su una nostra proposta molto ragionevole. Grazie al nostro ostruzionismo salta un macigno e ora siamo impegnati nell'accelerare l'esame del testo". 

L'Idv sfida la Lega Italia dei Valori saluta come una propria vittoria lo stralcio della norma sulle ronde dal decreto sicurezza. Per la deputata dipietrista Silvana Mura "è una vittoria dell'opposizione. La marcia indietro effettuata dal governo inoltre, oltre a costituire una sconfitta per la Lega, che è stata evidentemente abbandonata dal resto della maggioranza, dimostra che avevamo ragione noi e che abbiamo fatto bene a dare vita all'ostruzionismo parlamentare per difendere la legalità e la sicurezza dei cittadini".

Dello stesso tenore le dichiarazioni di Antonio Borghesi, vicepresidente dei deputati dell’Idv, che parla di "schiaffo evitato al Parlamento" e di Federico Palomba, capogruppo Idv in commissione Giustizia alla Camera, che esprime "soddisfazione per l'unità delle opposizioni e per l`atto di resipiscenza operosa del Governo".

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