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Silvio si sta riprendendo «Ma soffre ancora molto»

MilanoLa cosa più fastidiosa e preoccupante di tutte è il dolore che non lo molla nemmeno un istante. Specialmente quello alla cervicale che lo aveva già tormentato qualche mese fa. E che adesso, dopo quel colpo terribile al volto, è ancora più forte. A tal punto da dover «appesantire il programma di terapia analgesica oltre a quella antibiotica». L’ultimo bollettino sulle condizioni di salute di Silvio Berlusconi arriva alle dieci di ieri mattina. Il dottor Zangrillo, primario di anestesia e rianimazione al San Raffaele di Milano, racconta ai giornalisti che la seconda notte trascorsa dal presidente in ospedale è stata tranquilla, molto più di quella precedente. E se anche le condizioni di salute non destano preoccupazioni e l’uscita dall’ospedale potrebbe avvenire nelle prossime 24 ore, con la raccomandazione di astenersi da attività impegnative pubbliche per almeno due settimane, rimangono i problemi legati alla sintomatologia dolorosa dovuta agli esiti del trauma subito. «Resta il giudizio dell’altro giorno: non ci eravamo sbagliati. Ventiquattro ore dopo l’aggressione il quadro è chiarissimo e le cose non sono cambiate». Ci sono ancora le fasciature per contenere i lividi sul volto e un’altra sul naso. Una benda bianca che copre il viso e quei due denti rotti che gli danno ancora molto fastidio. Oltre alla flebo. «Mangia regolarmente, ma con fatica» spiega Zangrillo assicurando che i due incisivi verranno ricostruiti al più presto e le ferite non lasceranno nessuna cicatrice. «Altrimenti non saremmo buoni medici», scherza il dottore di fiducia di Berlusconi che prova ad immaginare quanto sarà difficile tenerlo lontano dal suo lavoro e dalla folla. «Un’impresa titanica», la definisce con affetto l’onorevole Bonaiuti. «Ma mi ha promesso che questa volta mi darà retta e riprenderà l’attività completa a gennaio. È un paziente modello», dice il medico. E però è il morale del premier a non essere ancora quello di prima. Per quanto più sereno, rimane una coda di amarezza e la tristezza per l’aggressione e alcune cose successive. «Resta abbacchiato, è giù di tono anche se inizia a dare segni di ripresa». Come ieri mattina, quando alle sei e mezza, nella sua stanza al settimo piano, ha voluto vedere subito la rassegna stampa. Lì in quella camera a un letto singolo, coi colori tenui alle pareti proprio come il suo pigiama di cotone bianco, un piccolo salottino dove accogliere gli ospiti e l’infaticabile Marinella, la segretaria a scandire il ritmo dei visitatori. «Ma come è potuto accadere?» continua a ripetere lui, mentre ripercorre con la mente per l’ennesima volta quello che è successo domenica sera. Senza trovare una ragione. Per fortuna ci sono le visite che lo aiutano a tenersi informato su quello che succede fuori e anche se lo affaticano gli restituiscono una parte di quell’affetto che fuori lo circonda. Ieri le figlie Marina e Barbara con l’ultimo figlio si sono date il cambio nel pomeriggio, un brevissimo incontro con il questore di Milano Vincenzo Indolfi e in mattinata il ministro della Giustizia e don Verzè. Oltre al suo braccio destro Paolo Bonaiuti che fa la spola dalla stanza numero 713. Dopo la visita di Alfano, il premier ha voluto riposare, colpa della stanchezza e di quel maledetto dolore. Solo un pasto leggero e quasi tutto il resto del tempo passato a letto. Per fortuna c’è l’affetto dei suoi cari e del suo popolo che lo sommerge di lettere di auguri di pronta guarigione, di messaggi e di fax. Ne saranno arrivati almeno mille ieri alla segreteria dell’ospedale, oltre alle telefonate. Pacchi, fiori, libri di poesie e di ricette. Come quella che tiene stretta tra le mani il dottor Zangrillo da consegnare al settimo piano.

Con una scritta in nero che dice: per Silvio Berlusconi, personalmente.

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