Roma

Il sindaco punta tutto sull’orgoglio

Il sindaco  punta tutto  sull’orgoglio

Silvia Cerioli

Non c’è soltanto la questione terrorismo dietro la permanenza di Walter Veltroni in Campidoglio a Ferragosto. Se un mese fa questa era la ragione principale, di motivi per restare nel suo ufficio con vista sui Fori Imperiali ora il sindaco ne ha parecchi: primarie interne alla sinistra, scandalo Unipol, questione etica dei Ds. Ma c’è anche un altro motivo, che stranamente pochi sottolineano: le prossime elezioni amministrative. Va bene, la corsa per il Campidoglio è considerata marginale rispetto alle ultime vicende politiche. Ma si tratta di una sottovalutazione, perché Veltroni vuol fare ancora il sindaco. Anzi, su questo all’ultimo consiglio comunale è circolata una sua battuta illuminante: «Cos’altro potrei fare?». Già, con questa sinistra confusa e litigiosa, non c’è nulla di meglio che interpretare il ruolo di sindaco della Capitale. E alla primavera del 2006, scadenza prefissata per l’elezione del primo cittadino capitolino, manca meno di un anno. «Il piano di battaglia va fatto adesso - ha stabilito Veltroni con i suoi due settimane fa - le basi ci sono, occorre passare alle tappe operative». Le tappe che ha in mente il sindaco sono ben precise: la Notte Bianca, appuntamento topico per l’immagine di Roma e dei romani, il rilancio della candidatura di Roma per le Olimpiadi 2016 e una serie di manifestazioni tutte a carattere nazionale, in cui Veltroni intende ribadire il ruolo di Roma in Italia e nel mondo. L’idea, nata nell’entourage veltroniano, è quella di lanciare una sorta di brand denominato «Roman Pride», Orgoglio Romano (il Gay Pride ha fatto scuola), dando il via a convegni, iniziative, piani di quartiere, in cui saranno presentate le soluzioni più disparate per il rafforzamento della Capitale. Proposte e progetti, si badi bene, che rappresenteranno anche il programma elettorale di Veltroni. Tanto che, per trasmettere il messaggio al volgo, vale a dire all'elettorato, sono allo studio alcuni gadget - ad esempio la classica t-shirt - con scritte inneggianti alla città. Il rischio, quindi, è di vedere il sindaco che deambula per l’Aula Marc’Aurelio con la dicitura «Roman Pride» stampata sul petto.

E, con lui, tutta la giunta comunale.

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