Cronache

Il sindaco resiste al grido di «Boia chi molla»

Il sindaco resiste al grido di «Boia chi molla»

Non c'è tregua a Santa Margherita Ligure per il sindaco De Marchi e la sua maggioranza che, durante il consiglio straordinario tenutosi ieri mattina grazie al Tar che ha respinto il ricorso della minoranza per stopparlo, strabuzzano dinanzi al «boia chi molla» scandito in sala dall'assessore Bernardin per confermare fiducia e stima al De Marchi. Capelli dritti e reprimenda, dopo però. Perché il consiglio è centrato sulle richieste dimissioni del sindaco da parte dell'opposizione, che diserta il consiglio non ritenendolo luogo consono alla discussione. Punti di vista e cavilli procedurali; il Tar non ne sospende la convocazione e l'orchestra suona all'unisono. Un po’ di pubblico e la squadra - De Marchi al completo; ma l'attesa è per le parole del sindaco. Un De Marchi pacato e teso esordisce sul «potente attacco mediatico di cui sono vittima», riferisce delle case e box che avrebbe acquistato a prezzo di favore a Gattatico e parla della minoranza che lancia il sasso e nasconde la mano: «Tutte notizie prive di fondamento - ripete ossessivo - e loro hanno chiesto le mie dimissioni». Ma soprattutto: «Nessuna solidarietà oltre l'opposizione politica, neanche il rispetto per la persona».
Dice che molti gli hanno suggerito di rispondere con le stesse armi, di aprire armadi e cucire dossier, «ma la risposta è no perché contraria al mio ruolo. Non posso ammorbare la città con miasmi e veleni». Ma una considerazione di carattere politica ci sta: «Può la denigrazione rappresentare lo strumento legittimo della lotta politica contro un malcapitato che deve prenderne atto? Se questo reagisce è il caos». Considera il dimettersi adesso un atto di vigliaccheria, «lo farò se verrà dimostrata la mia colpevolezza»; e abiura oggi quelle sue dimissioni da consigliere nel 2005. «Nessuno sfilacciamento della maggioranza come auspicato dai mandanti di questa operazione - conferma - Non posso sapere fino a dove l'attacco possa spingersi. Qualcuno s'è recato presso la sede dei Pii Istituti e ha fatto domande anche sulla mia figlia piccola. Cosa c'è dietro? È una coincidenza che questo affondo sia concomitante con il nuovo progetto del porto?». Tutti a giro esprimono la fiducia e Bernardin, galvanizzato dalla crociata, sbaglia verso e stordisce l'aula col «boia chi molla». Silenzio. Approvazione unanime di un ordine del giorno in cui i consiglieri rinnovano il loro sostegno all'operato del sindaco, ma post-consiglio De Marchi e giunta si dissociano dall'avventato Bernardin: «Sarà ammonito ufficialmente e diffidato dal non utilizzare mai più quest'infelice espressione che, tra l'altro, non rispecchia in alcun modo il suo sentire politico e vissuto personale. Nei prossimi giorni sarà valutata l'opportunità di richiederne le dimissioni».

Immediato il mea culpa di Bernardin che presenta pubbliche scuse e si dice pronto ad accettare ogni provvedimento.

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