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La sinistra non chiede la sfiducia Di Pietro: "Tra noi troppi Giuda"

Alla direzione nazionale del Pd del 24 giugno Bersani porterà una prima traccia sul lavoro che si farà sul partito. Ma, al termine della segreteria politica, non dà una linea al partito: "Vedremo cosa faranno gli altri". In realtà il Pd ammette: "Se Berlusconi si dimette siamo nei guai". E pensa a un governo di transizione con la Lega. Anche l'Idv si tira indietro. Di Pietro ammette: "Ci sono troppi Giuda in parlamento". Ma il Cavaliere assicura: "Non ci sarà alcuna spallata"

La sinistra non chiede la sfiducia 
Di Pietro: "Tra noi troppi Giuda"

Roma - "Vedremo cosa faranno gli altri, che carattere daranno alla seduta". Al termine della segreteria del Pd, Pier Luigi Bersani non dà una linea di partito. Non è stato ancora deciso se verrà presentata una mozione di sfiducia al governo durante le verifiche parlamentari della prossima settimana. "Tocca a loro - si limita a sottolineare il segretario del Pd - la palla è di là, poi vedremo". Anche l'Idv si tira indietro e fa sapere che non presenterà alcuna mozione di sfiducia. "In parlamento - spiega Antonio Di Pietro - ci sono troppi Giuda...".

La (non) linea di Bersani Alla direzione nazionale del Pd del 24 giugno Bersani porterà una prima traccia sul lavoro che si farà sul partito. "Abbiamo avviato un percorso verso la conferenza sul partito e alla direzione presenterò una traccia di questo lavoro", ha spiegato Bersani chiarendo che "sarà un percorso assolutamente aperto e non sarà neanche lontanamente precongressuale". "Metteremo in rete le proposte e coinvolgeremo i circoli. Se vogliamo uscire dalla logica del ’ghe pensi mì serve una democrazia rappresentativa, un partito fatto in modo diverso dal passato", ha continuato Bersani ricordando che su questa strada il Pd è molto più avanti del Pdl. "Noi andiamo avanti mentre gli altri cercano confusamente di inseguire un’idea che si chiama partito - ha ricordato - hanno perso il passo e noi lo teniamo". Bersani non ha però voluto commentare l’ipotesi di riforma fiscale basata su tre aliquote anticipata dal ministro dell'Economia Giulio Tremonti. "Quando finiranno chiacchiere e boutade, e vedremo uno straccio di pezzo di carta sul fisco di cui si parla da quindici anni, diremo la nostra", ha spiegato il segretario del Pd ribadendo di non voler fare "commenti sulle chiacchiere".

Anche Di Pietro si tira indietro Anche l’Italia dei valori non intende presentare in parlamento una mozione di sfiducia che rischierebbe di ricompattare una maggioranza in cui, secondo Di Pietro, molti sono "al soldo" del premier. "Una cosa è la maggioranza reale nel Paese, un’altra è la maggioranza ricattata e venduta che siede in Parlamento", ha spiegato il leader dell’Idv ai cronisti.

Dunque, "presentare una mozione di sfiducia con questi Giuda che si vendono per trenta denari finirebbe per legittimare un governo che nel paese è delegittimato", ha sottolineato l'ex pm.

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