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Sisma al confine tra India e Pakistan: migliaia di vittime

Il terremoto, di magnitudo 7,6 sulla scala Richter, ha distrutto interi villaggi nelle vallate del Kashmir

Sisma al confine tra India e Pakistan: migliaia di vittime

Maria Grazia Coggiola

da New Delhi

Dopo il terribile terremoto che aveva colpito lo Stato indiano del Gujarat nel 2001, i sismologhi avevano avvertito che la prossima catastrofe poteva colpire la regione ai piedi della catena himalayana. Ieri mattina, dopo le 9, le 5.30 del mattino in Italia, quei timori si sono avverati. La terra ha tremato per qualche minuto in Pakistan, in Afghanistan e nell’India settentrionale seminando terrore, distruzione e morte. È stata una scossa tremenda, di magnitudo 7,6 sulla scala Richter seguita da decine di movimenti sismici di assestamento per tutta la giornata che hanno scatenato il panico tra milioni di persone. L’epicentro è stato individuato in una vallata del Kashmir pachistano ad un centinaio di chilometri a Nord Est della capitale Islamabad. I morti confermati sarebbero 3mila, ma le notizie sono ancora confuse e frammentarie e il bilancio destinato a salire. Un portavoce del presidente Pervez Musharraf ha detto che «potrebbero essere diverse migliaia». È uno dei terremoti più devastanti registrati in Pakistan.
Fin da subito è stata evidente la difficoltà di raggiungere le aree colpite in un’area che è largamente montagnosa e scarsamente abitata. Le linee telefoniche sono saltate, la rete dei cellulari è andata in tilt, le principali strade di comunicazione sono interrotte per frane e per il crollo di ponti. Ci sarebbero interi villaggi distrutti nell’area dell’Hindu Kush e su entrambi i versanti della linea di controllo, il confine conteso che divide il Kashmir pachistano da quello indiano. Finora i soccorsi, coordinati dai militari, sono entrati in azione solo nelle principali città, come Muzaffarabad, la capitale del Kashmir pachistano, dove la metà degli edifici è ridotta in macerie. Fortemente colpita anche la Provincia di Frontiera del Nord Ovest, la vasta e remota area a ridosso del confine afghano, dove ci sarebbero seicento morti. Tra queste impervie montagne l’esercito pachistano è impegnato da alcuni anni in una caccia agli uomini di Bin Laden e ai superstiti del regime talebano che si sono rifugiati qui grazie alla complicità della popolazione di etnia pashtun.
Tra le vittime ci potrebbero essere anche alpinisti stranieri impegnati in escursioni nel nord del Pakistan. L’ambasciata italiana di Islamabad ha escluso la presenza di turisti italiani. Secondo fonti della Farnesina manca però all’appello un connazionale residente da lungo tempo nella capitale. Ieri sera erano in corso delle ricerche. Ci sarebbero anche due austriaci dispersi.
Ma le notizie giungono con il contagocce. In serata il capo della polizia del distretto di Mansehra, nel Nord Est del Paese, ha riferito che le squadre di soccorso hanno estratto i corpi senza vita di 250 ragazze di una scuola femminile crollata in un villaggio. Ma i cadaveri delle alunne sarebbero almeno 400 e si sarebbero salvate 500 altre studentesse.
Intanto la macchina dei soccorsi internazionali si sta mettendo in moto e probabilmente già da domani arriveranno alcune squadre della Croce Rossa con generi di prima necessità, ospedali da campo e medicine per i terremotati. Dopo essersi recato sul luogo del crollo di due palazzi di 12 piani nel centro residenziale di Islamabad, Musharraf ha detto che la catastrofe «è un banco di prova per l’intera nazione». Al presidente pachistano sono giunti messaggi di cordoglio da tutto il mondo, compreso quello del presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi.
Anche il premier indiano Manmohan Singh, ieri sera, ha offerto collaborazione e aiuto nel gestire i soccorsi in Kashmir. Da un anno e mezzo India e Pakistan hanno avviato un lento e difficoltoso processo di disgelo. Secondo alcuni commentatori, questa catastrofe, che ha colpito una delle aree più tormentate dell’Asia, nonché uno dei teatri del terrorismo islamico, potrebbe forse accelerare i tempi per arrivare ad una soluzione pacifica del pluridecennale conflitto. Per l’India, inoltre, è il secondo grave disastro naturale in un anno, dopo lo tsunami che ha devastato le coste dello stato meridionale del Tamil Nadu e l’arcipelago delle Andamane e Nicobare.
Il sisma è stato avvertito anche a New Delhi dove la gente è uscita in strada. La maggior parte delle abitazioni nella capitale indiana, come anche a Islamabad, non superano per legge i due piani di altezza.

Scene di panico, tuttavia, si sono registrate nella città satellite di Gurgaon, nuovo polo del terziario avanzato, dove in questi anni sono sorti moderni grattacieli.

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