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Quel soffio di vetro che arriva dal passato e guarda al futuro

È dedicata all'artista muranese Vittorio Zecchin la mostra in corso a Venezia

Quel soffio di vetro che arriva dal passato e guarda al futuro

«Si fece un violino di vetro perché voleva vedere la musica» scriveva la poetessa polacca Wislawa Szymborska. Dobbiamo cospargere di poesia i nostri cristallini per gustare l'essenziale bellezza degli oggetti presentati nelle Stanze di Vetro, spazio espositivo permanente allestito nell'ex Convitto dell'Isola di San Giorgio, Venezia.

Ovvero gustare la più bella retrospettiva dedicata all'artista muranese Vittorio Zecchin e ai suoi capolavori realizzati fra il 1921 e il 1925 quando fu direttore artistico della vetreria allora conosciuta come Cappellin Venini & C. fondata nel 1921 dall'avvocato milanese Paolo Venini e dall'antiquario veneziano Giacomo Cappellin. Si rimane senza fiato di fronte al vaso Veronese, ispirato a quello che compare nell'Annunciazione di Paolo Veronese e divenuto simbolo della vetreria, ancora oggi tra i pezzi più venduti dall'azienda; si viene travolti dal desiderio di possesso di fronte al vaso Libellula che sembra ancorato a un filo grazie ai suoi soavi manici in vetro soffiato; le emozioni si moltiplicano di fronte alle forme sinuose di un'anfora o a quelle essenziali di una boccia mentre incantano le sfumature dei tanti toni del cipria, le trasparenze dei bianchi, i piccoli tocchi di blu. Un'autentica poesia curata da Marino Barovier visitabile fino al 7 gennaio 2018 dove compaiono anche disegni originali di Zecchin, grande interprete della preziosa arte vetraria della Laguna celebrata in tutto il mondo. Nato nel 1878 da vetrai muranesi, Zecchin respira l'aria della fornace fin da piccolo. Dopo aver studiato all'Accademia di Venezia, si dedica alla pittura confrontandosi con la cultura artistica delle avanguardie mitteleuropee. Partecipa alla grande stagione di Ca' Pesaro e, nel tempo, s'interessa anche alle arti applicate, dai ricami agli arazzi, ma soprattutto al vetro. Al punto che alla fine del 1921 assume la direzione artistica della V. S. M. Cappellin Venini & C., la vetreria che oggi, dopo quasi un secolo, col nome di Venini continua la sua produzione artistica, entra nelle collezioni più prestigiose e arreda le case e gli spazi più belli del mondo. Gli oggetti disegnati da Zecchin sono espressione di un'abilità manifatturiera che nasce da esperienze sul campo, ovvero in fornace.

E oggi li possiamo ancora ammirare grazie alle molteplici collezioni permanenti che hanno selezionato le creazioni firmate Venini: dal Metropolitan Museum al Moma di New York, dalla Fondazione Cartier di Parigi al Victoria and Albert Museum di Londra. Anche il museo Venini con i suoi 45.000 disegni, 6.000 foto d'epoca e 4.000 opere d'arte, rappresenta il più prezioso archivio della vetreria artistica moderna e contemporanea. Anche perché Venini stringe collaborazioni non solo con artisti come Napoleone Martinuzzi, Carlo Scarpa, Vittorio Zecchin e, nel dopoguerra, con Giò Ponti e Mimmo Rotella, ma con designer e architetti contemporanei: da Tadao Ando a Gae Aulenti, da Massimiliano Fuksas a Ettore Sottsass, da Emmanuel Babled a Alessandro Mendini, da Ron Arad a Giorgio Vigna a Fabio Novembre.

Il meglio della scena creativa internazionale per la maison che dal 2016 fa parte di Damiani, il gruppo che ha aggiunto alle creazioni di alta gioielleria, un gioiello dell'antica arte vetraria e la sua magnifica fornace, una sorta di antro della Sibilla dove i maestri vetrai maneggiano quella materia incandescente che si trasforma in veri e propri oggetti d'arte.

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