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Il solito teorema di Spatuzza: Berlusconi e la mafia

Il pentito di mafia Gaspare Spatuzza depone al processo sulle stragio del '93. Chiede scusa alla città di Firenze per l'esplosione di via dei Georgofili e poi riparte col suo solito teorema: Berlusconi, Dell'Utri e i rapporti con la mafia

Il solito teorema di Spatuzza: Berlusconi e la mafia

Firenze - Nascosto da paraventi bianchi, davanti ai quali sono in piedi sei agenti con il volto celato da un passamontagna: così, il pentito Gaspare Spatuzza depone nell’aula bunker a Firenze per il processo sulle stragi del 1993. Il pentito prima chiede scusa alla città di Firenze per la strage dei Georgofili e poi ripropone il solito teorema: Berlusconi, Dell'Utri e i rapporti. Si tratta sempre di dichiarazioni indirette che si basano su racconti che il pentito ha raccolto da altre persone. A Campofelice nel 1993 "ci siamo incontrati con Giuseppe Graviano, era gioioso, mi disse che avevamo ottenuto tutto , grazie alla serietà di queste persone, che non erano quei quattro socialisti che ci avevano tradito nell’88. Li menziona, mi parla di Silvio Berlusconi. Io chiedo conferma se è quel Berlusconi di Canale 5, e lui me lo conferma, e mi dice che c’era di mezzo anche un nostro compaesano Marcello Dell’Utri, e che avevano chiuso tutto", ha detto Spatuzza. "Graviano ci disse che avevamo il paese nelle mani, con questa trattativa con Berlusconi e Dell’Utri", una "cosa in piedi, da cui avremmo avuto benefici", ha aggiunto. Un incontro con altri mafiosi, Pietro Romeo e Francesco Giuliano, Gaspare Spatuzza ha raccontato di averli dovuto tranquillizzare dicendo che i Graviano "avevano puntato molto su questo soggetto politico che si stava formando, Forza Italia e Berlusconi".

Parla anche Brusca Il pentito Giovanni Brusca avrebbe rivelato ai pm di Palermo di aver ricevuto da Riina l’incarico di andare ad Arcore per parlare con Silvio Berlusconi, dopo le stragi del 1992 in cui furono uccisi Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.

Lo scrive L’Espresso, che parla di un verbale d’interrogatorio secretato dai magistrati del capoluogo siciliano.

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