Stile

SoLunch, indovina chi viene a pranzo Schiscetta addio la pausa è «social»

La start-up mette in contatto chi cucina con chi è stanco di tramezzini e colleghi Con 8 o 9 euro si mangia e ci si conosce

Andrea Cuomo

Metti un giorno in cui non hai voglia della solita pausa pranzo. La schiscetta non hai avuto tempo o voglia di prepararla, il bar sotto l'ufficio con quei tramezzini vizzi ti mette tristezza, quel collega ti ha chiesto di accompagnarlo in trattoria ma ti sta sullo stomaco (il collega, non la trattoria). E poi si finisce per parlare sempre del capufficio carogna e della collega che passa le mattinate a parlare al telefono con la mamma. Uffa. E allora? E allora vai a casa di uno sconosciuto. O più probabilmente di una sconosciuta. Citofoni, sali e mangi. Paghi certo, ma poco. E ti diverti. Semplice, no?

Semplice ma bisognava pensarci. Lo hanno fatto gli ideatori di SoLunch, una start-up che mette in contatto chi cucina il pranzo per sé e per la propria famiglia e ha voglia di aggiungere uno o più posti a tavola e chi vuole uscire dai soliti percorsi e magari conoscere persone nuove.

L'ultima idea della cucina diffusa che sta conquistando il modno è già attiva e sta riscuotendo un certo successo, principalmente a Milano ma anche in altre città. Le figure fondamentali sono il SoChef e il SoDiner, chi ospita e chi viene ospitato. Il SoChef si iscrive alla piattaforma, si dice disposto a cucinare per degli sconosciuti e quando ne ha voglia (non c'è nessun obbligo di ospitare tutti i giorni) mette in rete il suo invito, specificando il menu (che di solito comprende una portata principale, un contorno, pane, acqua, caffè, qualche volta del vino, qualche volta un dolcino), i posti disponibili e il contributo richiesto, che di solito tra gli 8 e i 9 euro a persona. Alle volte c'è qualche istruzione ulteriore (come la presenza di animali). È richiesta puntualità, per non far ritardare anche gli altri ospiti. Da parte sua invece il SoDiner sceglie il suo pranzo i base alla disponibilità, alla distanza dal luogo di partenza (a pranzo il tempo è sempre poco), al menù e anche al rating del SoChef. Già, perché come in tutte le piattaforme di sharing economy e social, è molto importante la valutazione del padrone di casa in base a tre voci (cibo, ospitalità e comunicazione). Ciò che da un lato garantisce l'ospite e dall'altro spinge chi cucina a dare il meglio di sé. Cosa che comunque chi in Italia cucina per gli altri tende sempre a fare se non altro per amor proprio.

Noi abbiamo pranzato da Tata, una signora gentile che di mestiere fa ricerche sociali e passa tanto tempo in casa e che ci ha aperto il suo bell'appartamento in zona Sarpi. La minaccia della pioggia ci ha impedito di mangiare sul terrazzo al terzo piano, ma ci siamo comunque goduti il menu a tema cinematografico con la ratatouille che citava il topo del cartoon della Pixar e una romanissima «gricia» che rimandava all'immagine di Alberto Sordi Un americano a Roma («maccarone, mi hai provocato e io me te magno!»). Poi un'insalata, il caffè e tanti nuovi amici. Il tutto per 8 benedetti euro.

Il tramezzino certe volte può attendere.

Commenti