Roma

Sono fuorilegge i manager delle Asl

Il colpo di grazia alla politica sanitaria della giunta Marrazzo arriva puntuale, a meno di un mese dall’inizio ufficiale della campagna elettorale per le regionali. È ancora una volta la Corte costituzionale a infliggerlo dichiarando illegittima la proroga, concessa da Marrazzo, ai contratti dei manager delle Asl laziali e decretandone di fatto l’immediata decadenza.
Era la fine di luglio 2008 quando il presidente, all’interno del pacchetto di provvedimenti sull’assestamento di bilancio, inserì una serie di norme che consentivano ai direttori generali in carica di ottenere il rinnovo di contratto per altri 3 anni senza essere sottoposti ad alcuna verifica operativa - come invece impone la legge -. Ora quelle norme sono state giudicate incostituzionali dalla suprema corte tanto che «aprono le porte a uno scenario inquietante fatto di ricorsi che condanneranno la futura classe dirigente regionale al pagamento di milioni di euro di danno». Punta dritto al nodo del problema Alfredo Pallone, europarlamentare e vice coordinatore regionale del Pdl nel Lazio. «Quando all’indomani del varo di quelle norme parlai dagli scranni del consiglio regionale di un vero e proprio colpo di spugna sulla sanità - spiega Pallone - intendevo ciò che inevitabilmente è successo oggi. La mannaia della Corte, che in questi anni ha via via cancellato le leggi ad personam fatte dalla sinistra, a partire da quella sullo spoil system all’amatriciana, questa volta si è abbattuta sul tentativo furbastro di aggirare l’obbligo di verifica dei direttori generali in carica prorogandoli». «Salvo poi tenere nei cassetti della Giunta la valutazione fatta, che avrebbe mandato a casa i corresponsabili dei tanti disservizi negli ospedali laziali», prosegue l’europarlamentare. Del medesimo avviso anche il vicepresidente della commissione Urbanistica del Consiglio regionale del Lazio Fabio Desideri (Pdl). «Il pronunciamento della Consulta equivale a un benservito per l’amministrazione Marrazzo - commenta Desideri -. È il peggiore dei finali per una maggioranza che ha predicato trasparenza, senza far seguire alle parole i fatti e che ha disatteso tutti i suoi annunci».
A parlare esplicitamente di decadenza, immediata, invece è il capogruppo regionale dei Socialisti riformisti Donato Robilotta. «Dovrebbero decadere tutti i direttori generali che sono stati prorogati. Si rischia di aprire - chiosa - un forte contenzioso amministrativo che finirà inevitabilmente per cadere sulle spalle dei cittadini». Punta l’indice contro l’ipotesi di danno erariale chiamando in causa la Corte dei conti il capogruppo di FI-Pdl, Fabio Armeni che specifica quanti milioni di euro fino a oggi sono stati impegnati in contenziosi sulla costituzionalità dei provvedimenti. «Ci saranno nuovi contenziosi da sanare senza dimenticare che - chiude - tutti i provvedimenti presi da direttori generali illegittimi, sono a loro volta illegittimi.

Insomma l’ipocrisia con la quale il centro sinistra ha sempre speso tante parole in nome di una sanità giusta e vicina ai bisogni del cittadino, si condensa tutta in questa decisione della Corte Costituzionale».

Commenti