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Sos chirurgia estetica: boom di richieste per correggere precedenti interventi

Un paziente su cinque torna sotto i ferri. Il 30 per cento delle lamentele riguardano la mastoplastica additiva, il 15 per cento seguono la riduzione del seno e il 12 la rinoplastica

Nicole Kidman e Victoria Beckham sono due celebrità pentite del ritocco. Ma oggi sono moltissime le donne comuni che tornano sotto i ferri per porre rimedio alle precedenti operazioni.
«Un paziente su cinque chiede una correzione - sottolinea Egidio Riggio, specialista in chirurgia plastica, ricostruttiva ed estetica, e microchirurgia presso l'Istituto Nazionale Tumori di Milano -. È importante affidarsi a professionisti qualificati». È infatti in aumento il numero di chi è costretto a ricorrere a un secondo intervento di chirurgia estetica e il maggior numero di errori riguarda le protesi mammarie, che interessano l'8 per cento delle operazioni totali, ma come segnalato dal New York Times tra le operazioni che necessitano di ulteriori interventi ci sono anche i lifting e le rinoplastiche.
Una conferma per l'Italia arriva dai dati del Rapporto Pit Salute del Tribunale per i diritti del malato: la mastoplastica additiva al seno è l'intervento che raccoglie il maggior numero di segnalazioni per presunti errori del chirurgo con il 30 per cento delle lamentele, seguono la riduzione del seno (15 per cento), interventi sui capillari (12), rinoplastica (12 per cento), blefaroplastica (9 per cento), chirurgia plastica alle orecchie (6 per cento). Secondo un'indagine dell'ISPLAD le richieste di un intervento riparatore dopo un precedente andato male sono cresciute del 40 per cento
«Molti pazienti ancora oggi si affidano a medici scarsamente qualificati che spesso operano in ambulatori non idonei, esaminando superficialmente ogni caso clinico - spiega il dottor Riggio -. Soprattutto per quanto riguarda la mastoplastica additiva troppo spesso assistiamo alla mancanza di una giusta progettazione preoperatoria e di una corretta e seria informazione medico-scientifica, e vi sono chirurghi che non rilasciano nemmeno la documentazione originale delle protesi inserite». «Siamo arrivati al punto che si promuove come un vantaggio l'offerta di un re-intervento totalmente gratuito in caso di insuccesso - prosegue Riggio - senza dare spiegazioni chiare di cosa sia successo e soprattutto di come porre rimedio all'errore. È una dinamica perversa in quanto lega psicologicamente il paziente deluso al suo "carnefice", dal momento che scegliere un altro chirurgo comporterebbe dei costi aggiuntivi, spesso eccessivi per le proprie finanze».
La comunicazione tra chirurgo e paziente purtroppo è spesso lacunosa, sia a causa di una scarsa professionalità che di forti interessi commerciali, con una conseguente cattiva informazione sui reali rischi e sui veri vantaggi di un0operazione.
«Purtroppo ho verificato - continua Riggio - come tante donne operate al seno e rioperate negli ultimi dieci-quindici anni dimostrino di avere idee vaghe su modello, marca e volume delle protesi inserite e come a volte le protesi rimosse non corrispondano neppure a quanto creduto dalle pazienti. Assurdamente è proprio la donna, soprattutto se giovane, ad affidarsi a mani inesperte e a non comprendere la delicata funzione che la propria ghiandola ha per la vita familiare presente o futura, per la vita di relazione, e l'interferenza con la prevenzione e la cura dei tumori al seno che ancora oggi rappresentano il maggior rischio oncologico». A causa di uno o più interventi progettati e realizzati male, molte donne soffrono per anni, e ne parlano a mala pena con la persona con cui convivono.

Una volta operato il seno come peraltro il naso, il volto o il gluteo, non potrà mai più ritornare come prima, e non è sempre possibile rimediare agli errori commessi precedentemente con un secondo intervento.

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