Politica

Un sottomarino pieno di coca per portare la droga in Italia

Sequestrato in Colombia: i narcos lo stavano costruendo per arrivare via mare e sfuggire ai controlli radar

Emiliano Farina

da Parma

L’idea non era certo stupida ma neanche così originale. Infatti ci avevano già pensato i Beatles: costruire un sottomarino (loro avevano deciso di tingerlo di giallo) per esportare in tutto il mondo musica, pace e arte.
Dopo quasi quarant’anni, un gruppo di narcotrafficanti colombiani, forse ispirati dal lungometraggio psichedelico di McCartney e compagnia, hanno invece pensato di acquistarne uno - magari di un altro colore, magari bianco - per trasportare cocaina destinata anche ad alimentare una bella fetta del mercato italiano controllato dall ’ndrangheta.
Dopo un’indagine durata circa sei mesi, la polizia segreta colombiana (Das) ha infatti scoperto e sequestrato a Tumaco, nel Sud-Est del dipartimento di Valle del Cauca, un sommergibile in grado di contenere dieci tonnellate di droga. Il mezzo, lungo dodici metri e capace di trasportare una dozzina di persone, è stato trovato nascosto all’interno di un capannone a circa quaranta chilometri da Bogotà.
Secondo il direttore del Das, Eduardo Fernandez, il sottomarino era di proprietà del cartello di Notre del Valle e avrebbe dovuto trasportare uno dei tanti carichi in programma fino alla costa americana passando per l’Oceano Pacifico. Insomma, la strategia elaborata dai trafficanti colombiani della zona appare chiara: limitare i trasporti sulla terraferma e puntare tutto su quelli sottomarini. Non danno nell’occhio e non ci si pensa.
A dare la notizia dell’ingegnoso progetto dei narcotrafficanti, (anche se la scoperta del piano risale ad alcuni anni fa) è stato il procuratore nazionale antimafia, Piero Grasso, durante la quotidiana striscia mattutina condotta da Maurizio Costanzo su Canale 5. Rientrato di recente da una visita in Colombia, il procuratore ha specificato che la ’ndrangheta ha con il Paese sudamericano un traffico annuo di quattrocento tonnellate di cocaina e che il sottomarino sequestrato dalle autorità di Bogotà avrebbe dovuto portare in Italia carichi di droga via mare sfuggendo così ai controlli radar.
Ma com’è che i trafficanti arrivano a comprare un sommergibile, lo imbottiscono di cocaina e poi provano a spedirlo in giro per il mondo? La risposta è banale quanto semplice: la legge del mercato, ovvero quando il rapporto domanda-offerta vale sempre e comunque. In questo caso, il procuratore specifica che «in Italia la richiesta di cocaina è in continuo aumento». Costa di meno, non è più la droga dei soli ricchi, mantiene comunque uno status da buona società («lo fanno i vip, lo facciamo anche noi»), non è insomma più per devianti, ma per integrati. L’allarme è stato lanciato ormai più volte, ma l’idea del sottomarino vale più di qualsiasi dato statistico.
Durante la lunga intervista messa in onda in tre puntate, Grasso spiega che «in Colombia un grammo di cocaina costa tre dollari, mentre in Italia viene venduta a 50-100 euro al grammo: il prezzo dipende dalla qualità del prodotto».
«Le forze dell’ordine - prosegue Grasso - provano a bloccare il commercio degli stupefacenti con tutti i sistemi che hanno a disposizione, anche con interventi sulle coltivazioni. Cerchiamo di distruggere le piante con i diserbanti ma ci sono alcuni chimici che studiano prodotti specifici per farle fiorire anche quattro volte l’anno. In questo modo le piantagioni possono essere anche di dimensioni più piccole».
Esistono altre soluzioni, altri tipi di intervento per stroncare il traffico e magari far calare la domanda? «Il fatto è - conclude il procuratore antimafia - che bisogna intervenire sulla società che ci impone di raggiungere gli obiettivi subito e ad ogni costo: l’ecstasy ti dà lo sballo, l’eroina la possibilità di fuggire e la cocaina aumenta le capacità di intervento, di produrre di più e di dormire di meno».
Nella stiva di The yellow submarine, anno 1968 - magari i più critici diranno che era intrisa di eccesso di surrealismo e surplus di messaggi d’amore - non c’era né sballo, né fuga dalla realtà, né senso di onnipotenza.

Soltanto musica, pace e arte.

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