Economia

Il sound Proel fa suonare il mondo e va in Borsa

Sorbi: «Vogliamo diventare leader in Europa in tutto quello che è intrattenimento, ad alta tecnologia, dall’audio alle luci, dal palco al video»

Non sa distinguere un «do» da un «re» ma fa ugualmente suonare il mondo. O, almeno una grossa fetta del mondo. Già, perché Fabrizio Sorbi, marchigiano di Fermo, riesce a fare concorrenza con la Proel ai grandi gruppi americani e inglesi che dominano il mercato dell’amplificazione sonora.
Obiettivo leadership. Dai concerti negli stadi ai grandi eventi come le Olimpiadi. Anzi, proprio in questi giorni la Proel ha rilevato per quattro milioni di euro un’azienda storica di Londra sempre nel settore audio, ma al top della gamma professionale. «Vogliamo diventare il leader europeo in tutto quello che è intrattenimento», dice Sorbi. Che è un concetto abbastanza vasto in quanto va dall’audio al controllo delle luci, dal palco al video. E non riguarda solo musica e divertimento ma anche tutto ciò che serve per l’amplificazione sonora negli aeroporti, nelle stazioni ferroviarie, nei centri commerciali. Ma cos’è allora la Proel? «Un’azienda di tecnologia», replica Sorbi.
Il fatto curioso è che questa azienda di tecnologia sonora, nemmeno tra le più grandi al mondo in quanto per fatturato è più o meno la sessantesima del settore, sorge in provincia di Teramo, a Sant’Omero, ottanta chilometri dall’aeroporto di Pescara, il più vicino e in quella Val Vibrata che una volta era un distretto famoso del tessile prima che la produzione di jeans e camicie venisse in gran parte delocalizzata all’estero. Sorge quindi fuori dalle rotte principali di questo particolare tipo di business. Ma è la Proel ad avere installato il sistema di distribuzione sonora del Ricoharena di Coventry, in Gran Bretagna, in grado di ospitare fino a 35mila persone e inaugurato questa estate con un concerto del cantante di origine canadese Bryan Adams. E di avere fornito i diffusori acustici e i relativi amplificatori di potenza per la sonorizzazione di una nuova piscina olimpica che si sta realizzato a Tianjin, in Cina, destinata a ospitare le gare di nuoto nelle prossime Olimpiadi di Pechino. Ma, spiega Sorbi, «non è importante dove si trova la sede, sono più importanti le idee».
Quotazione in Borsa. E di idee Sorbi, figlio di un muratore, ne ha tante. Al punto da avere già chiesto la quotazione in Borsa al segmento Star. L’advisor? Sarà scelto nelle prossime settimane.
Classe 1954, nativo di Fermo dove tuttora abita con la famiglia e dove abitano anche i genitori, Mario e Rossana, mentre una sorella più giovane vive a Porto San Giorgio, Fabrizio Sorbi fa le scuole professionali diplomandosi perito, s’ingegna a portare a casa un po’ di soldi per cui d’estate s’improvvisa anche cameriere, per un paio d’anni insegna laboratorio di fisica all’istituto professionale di Ascoli, si iscrive alla facoltà di ingegneria di Ancona e il 18 gennaio 1978 viene assunto come progettista meccanico in un’azienda di strumenti musicali di Loreto, la Met. Dopo nemmeno un mese è nominato amministratore delegato di un’azienda che la Met controlla a Rieti, la Elmer, per la produzione di trasformatori e parti meccaniche di motori per conto terzi. I clienti vanno dalla Texas Instruments alla Lombardini motori. E lui, che ha solo 24 anni, accetta «da buon incosciente». Ma è un lavoro che gli serve, perché Sorbi, tecnico di formazione, impara da autodidatta a muoversi anche nel mondo della finanza.
La prima avventura. L’anno dopo si sposa con Mary Santarelli, insegnante alle scuole materne, ritorna poi a Loreto e, una volta presa la laurea in ingegneria meccanica, con due ex venditori della Met fonda a Castelfidardo la Bespeco per la produzione di accessori per strumenti musicali, dai cavi ai microfoni. Nel 1991 si stacca dagli ex soci e fonda a Sant’Omero, in un locale di 200 metri quadri preso in affitto, la Proel. È poco più di un laboratorio per produrre cavi, ci lavorano appena cinque persone: lui che fa un po’ di tutto, dai rapporti con le banche all’acquisto della carta igienica. Poi due soci: Giorgio Santarelli, il cognato che è un tecnico elettronico, e Giancarlo Succi, l’ex direttore vendite della Bespeco, e due dipendenti. Ma già alla fine del primo anno il fatturato supera il miliardo di lire con utili di ottanta milioni. E da allora gli utili ci saranno sempre, bilancio dopo bilancio. Al punto che la Proel, che significa «Produzione elettronica», viene ribattezzata scherzosamente dalla moglie di un agente commerciale in «Profitti elevati». Definizione subito adottata dallo stesso Sorbi. Ma, chiarisce, «gli utili sono sempre stati tutti reinvestiti in azienda». Due figli (Azzurra, laurea in filosofia, sta ora facendo uno stage proprio in Proel, e Giacomo, 1986, studia economia ad Ancona), piuttosto accentratore anche se ormai è costretto a qualche delega, taglio completo ad ogni tipo di hobby in quanto il lavoro lo assorbe anche di domenica, Sorbi parte all’inizio con i cavi, quindi si occupa del cablaggio di sistemi professionali, in seguito realizza supporti per casse acustiche.
La campagna acquisizioni. Comincia a studiare nuovi progetti ma fa anche un po’ di shopping in giro per l’Italia, acquisendo marchi affermati e piccole aziende specializzate nell’entertainment, dalla Tamburo di Novara (batterie acustiche) alla Grassi di Cinisello Balsamo (sax), dalla Teknos di Imperia alla Amadeus di Verona. Fino ad entrare nel 2000 nel settore lighting dello spettacolo. Ma Sorbi, che già nel 1993 inaugura un nuovo stabilimento di 4mila metri quadrati a Sant’Omero e apre la prima filiale in Gran Bretagna, adotta da subito un’organizzazione industriale considerata in quegli anni molto innovativa: fa produrre quasi tutto in outsourcing. E dove? In Cina. Anzi, è tra i primi ad arrivare in Cina comprando nel 1993 componenti elettronici e quindi dando vita a tre joint ventures nella zona del Guangdong: prima per realizzare schede elettroniche già saldate con i componenti, cioè semilavorati assemblati, in seguito per avere il prodotto finito tipo piccoli mixer o supporti per chitarre. Ma, spiega Sorbi che sei volte all’anno vola regolarmente in Cina, «l’innovazione tecnologica rimane comunque all’interno della Proel». Sono concentrati a Sant’Omero la progettazione, la produzione di ciò che ha maggiore valore aggiunto, dalle casse acustiche ai sistemi audio, il design, il marketing, il collaudo del prodotto. In sintesi, il 35% della produzione è in Italia, in due stabilimenti che si trovano uno quasi accanto all’altro a Sant’Omero, il 65% è invece delocalizzato nel Far East. La maggior parte in Cina ma qualcosina anche in India nella zona di Calcutta. Ad esempio, i codici digitali che servono a dare anima ad un chip, vengono spediti in Cina dall’Italia e in Cina c’è fissa anche una piccola équipe di italiani per effettuare il controllo di qualità.
Quattro divisioni. Un’organizzazione tutto sommato un po’ articolata in quanto la Proel stessa è un po’ complessa. L’attività è ripartita in quattro divisioni, ognuna delle quali ha una propria rete di vendita, di progettisti e di strutture logistiche in quanto i clienti della Proel sono diversi e con esigenze diverse: dai negozi di strumenti musicali agli studi di registrazione, dalle radio alle tv, dagli installatori alla grossa distribuzione. I dipendenti sono 212 di cui 135 in Italia, il fatturato consolidato è di 56 milioni di euro che arriva a quota 65 con la recentissima acquisizione della società di Londra. Il 50% del giro d’affari è rappresentato dall’entertainment, il 20% dall’installazione dei sistemi di amplificazione, da una semplice videoconferenza ad un impianto utilizzabile in un aeroporto anche come strumento di sicurezza; il 15% dal consumo elettronico, meglio dal controllo del segnale audio e video e quindi tutto ciò che va dall’antenna satellitare alla sorgente; il 15% infine dalla distribuzione in esclusiva per l’Italia di alcuni dei marchi stranieri più noti nel settore musicale. L’export? Incide per il 40% ma l’obiettivo è di superare quota 50. In che modo? Con altre acquisizioni, sono già nel mirino un’azienda in Italia e una negli Stati Uniti. E proprio per questo motivo la Proel vuole entrare in Borsa nell’estate 2007.
La proprietà dell’azienda è cambiata in questi anni di forte crescita. Nel 2003 sono entrati nel capitale due fondi di private equity, la SanpaoloImi con il 9% e l’Alcedo di Treviso, che fa capo all’amministratore delegato Maurizio Masetti, con il 21%. Ma il controllo è saldamente nelle mani di Sorbi e del cognato che nel complesso hanno il 70%. Meglio, Sorbi ha quasi il 40%, Santarelli il 30%.

E con Sorbi che vuole continuare ad essere, dice, «l’azionista di riferimento» della Proel.
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