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La Spagna boccia Mou «Lui regna in sala stampa ma in campo parla Pep»

MadridPep umilia Mou. E la Spagna si inginocchia al calcio targato Barcellona. “Pieni di gol e fuori dai gangheri”, “travolti”, “umiliati”, “vinti per maggioranza assoluta”, “affogati”, immersi in un “bagno di realtà”, in una “lezione di calcio” e soprattutto salutati con una “manita” - o una “manata”- a cinque dita assai sbeffeggiante. Titoli e aggettivi si sono sprecati ieri sulla stampa spagnola che ha descritto saporitamente la cinquina stampata lunedì sera sulla faccia del Real Madrid e di José Mourinho da una squadra incredibile chiamata Barcellona.
Come fosse stata svegliata di soprassalto dal sonoro scapaccione, la Spagna ha dimenticato di colpo le sterili polemiche del Real Madrid, le discusse azioni plateali di José Mourinho (vedi le ultime espulsioni pilotate) e tutto il circo mediatico che lo segue ormai anche a Madrid, e di colpo ha riscoperto il calcio, quello divertente, bello da vedere, che sorprende per delicatezza e tecnica a ogni passaggio, quello, per intenderci, che si è forgiato negli anni a Barcellona e porta la firma di Pep Guardiola. E non c'è stato da dire niente, nulla da provocare o insinuare. Si è imposto lo spettacolo e si sono spenti i riflettori su Mou che si è ritirato nella sua panchina in silenzio e ha poi ammesso un laconico «abbiamo giocato molto male».
Il risultato è stato così chiaro che il sempre (troppo) buono Pep Guardiola per una volta si è sbottonato un po': «Abbiamo conquistato solo tre punti e siamo avanti di due, ma il modo in cui lo abbiamo fatto è qualcosa che rimarrà per sempre», ha detto il tecnico. Per Xavi, autore del primo fondamentale gol, è addirittura «il miglior clásico», superiore anche al 2-6 ottenuto al Bernabeu nella stagione 2008-09. «La sensazione è stata tremenda, con una superiorità enorme, che io non ricordo abbia eguali», ha assicurato il centrocampista, sempre più in odore di Pallone d'Oro.
I complimenti a un Barça più divino che umano sono arrivati a fiotti. Per Quique Sánchez-Flores, allenatore dell'Atletico Madrid quello di lunedì è stato un «monumento al buon gusto», perché «quando un gruppo di artisti si mette a creare un'opera del genere si può solo ammirarla». Ma a genuflettersi inusualmente in direzione della Catalogna sono arrivati anche i giornali madridisti Marca e As. "MOUchisimo Barça per così poco Madrid" titola il giornale più venduto di Spagna e smisurato sostenitore del portoghese. E As fa il punto: «La goleada serve per chiarire la situazione. Il Madrid non ha ancora vinto niente, e neanche Mourinho, da quando è arrivato. Le medaglie di altre guerre non servono qui», attacca il quotidiano che chiede al portoghese di limitare il suo tono ed essere un po' più umile.
La partita a pagamento più vista della storia della tv spagnola, con quasi 2,5 milioni di spettatori (e di riflesso anche in Italia c’è stato su Sky il record di ascolto per una partita di un campionato straniero: 2.323.934 contatti, il doppio dell’audience dello scorso anno), è stata la più grande sconfitta della carriera di Mourinho, nonché la quinta vittoria consecutiva del Barça nel clásico - tutte con Guardiola-, e la quarta volta nella storia che i barcellonesi segnano cinque reti al Real senza riceverne (1934-35, 1944-45 e 1993-94 i precedenti). Ma soprattutto è stata la partita che ha stabilito come, almeno per ora, il bel calcio rimane fisso di casa a Barcellona.
Il modello Barça continua a farla da padrone. Sarà per l'amore che ci mettono alla Masía, perché ogni anno non si stravolge la squadra comprando astri milionari, o semplicemente perché, come dice El País, «la sala stampa è proprietà di Mourinho e Cristiano, ma il terreno di gioco appartiene a Guardiola, Xavi o Messi», che hanno infilato cinque gol in quello che doveva essere il Clasico più equilibrato della storia.

E sembra che dovrà ancora passare molto tempo perché succeda il contrario.

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