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La Spagnoli scopre in azienda il futurismo

Riportati alla luce e restaurati gli affreschi del pittore Dottori

La Spagnoli scopre in azienda il futurismo

Ritrovare per caso un intero ciclo pittorico d'autore sui muri dell'azienda di famiglia e trasformare questa storia in un momento di riflessione su arte, moda, cultura imprenditoriale e territorio. È successo a Nicoletta Spagnoli, amministratore delegato e presidente di Luisa Spagnoli, colosso del made in Italy creato a Perugia nel 1928 dalla sua mitica bisnonna. A quest'ultima, inventrice tra l'altro del mitico Bacio Perugina, è stata dedicata lo scorso anno una miniserie televisiva interpretata da Luisa Ranieri che ha avuto un enorme successo di critica e pubblico. Più o meno nello stesso periodo la Rai ha trasmesso in una puntata di La Storia siamo noi un vecchio documentario su questa donna formidabile che nella sua breve vita (nata nel 1877 è prematuramente scomparsa nel 1935) ha saputo fondare ben due realtà imprenditoriali che hanno successo ancora oggi. Quella sera davanti alla televisione c'è anche Francesca Duranti, storica dell'arte e vice presidente degli archivi Gerardo Dottori, il più importante pittore futurista dell'Umbria. Le bastano pochi frame per capire che sui muri della Luisa Spagnoli ci deve essere un'opera murale di Dottori. Una visita al museo dell'azienda conferma i suoi sospetti e addirittura le fornisce una specie di mappa del tesoro. Infatti qui, tra le varie testimonianze di un glorioso passato che continua a proiettarsi sul futuro, c'è un volume curato da Mario Spagnoli, figlio di Luisa, nonno di Nicoletta, a sua volta inventore tra le altre cose di una macchina per cuocere gli spaghetti, ma soprattutto della cosiddetta Città dell'Angora. Si tratta di un modello d'industrializzazione semplicemente geniale per cui all'interno di una moderna fabbrica del dopoguerra viene costruito un vero e proprio borgo rurale con tanto di piscina (tuttora esistente anche se utilizzata come vasca della tintoria) asilo nido e piazza degli Artigiani su cui si affacciano diverse botteghe: fabbro, segheria, falegname, ebanista, pittore, stagnaro, medico e pediatra. «Gli affreschi devono essere qui sotto» ha detto Francesca Duranti ben presto confortata dagli esami radiologici. Da qui al restauro il passo è stato breve ma impegnativo perché Dottori ha usato la tempera a secco sul muro e tecniche particolari come il pointillism (ovvero la scomposizione del colori in piccoli punti) che si potevano facilmente perdere rimuovendo i tre strati d'intonaco che ricoprivano l'opera. «Le restauratrici Alessia Fumi e Annamaria Mantucci hanno fatto un lavoro incredibile» spiega Nicoletta Spagnoli durante la cerimonia d'inaugurazione della piazzetta restituita all'antico splendore. L'imprenditrice ha infatti ripristinato anche l'antica pavimentazione e gli infissi delle varie botteghe e promette di riaprire appena possibile la biblioteca interna a uso dei dipendenti. Manca solo la fontana che è stata spostata nella cosiddetta Città della domenica un tempo detta «Spagnolia», un parco giochi cittadino tuttora funzionante.

«Sarebbe bello tornasse qui, giusto per vedere il ciclo pittorico di Dottori nella sua prospettiva originale» conclude la signora che ha fatto suo il motto aziendale: bisogna saper guardare indietro per guardare avanti.

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