Cultura e Spettacoli

A 70 anni Cannes s'ammoscia. Neanche i thriller lo svegliano

Ozon presuntuoso, Akin ambiguo, Loznitsa cerebrale Invece di far salire la tensione in sala, la spengono

A 70 anni Cannes s'ammoscia. Neanche i thriller lo svegliano

Da Cannes

Un thriller socio-razziale, Auf dem Nichts (In the Fade), di Fatih Akin, un thriller psichiatrico-sessuale, L'amant double, di François Ozon, un thriller onirico-giudiziario, Une femme douce, di Sergei Loznitsa, nessuno dei tre memorabile, hanno segnato le ultimi battute di un Festival privo di colpi di scena. Manca ancora una pellicola in concorso, You Were Never Really Here, di Lynne Ramsay, anche qui un thriller politico-investigativo, ma difficilmente sarà in grado di alterare il giudizio complessivo: da un quindicennio a questa parte e, ironia della storia, proprio nella celebrazione del suo settantesimo, mai si era visto un Cannes così moscio. Sul perché di queste défaillance, torneremo una volta viste le scelte finali della giuria: per il momento è meglio restare sui film all'inizio elencati, perché ciascuno emblematico della crisi autoriale abbattutasi quest'anno sulla mostra.

Dei loro tre registi, bisognerà dire che Ozon si è rivelato il più presuntuoso, Loznitsa il più cerebrale, Akin il più ambiguo... L'amant double è un pastrocchio, dove realtà e sogno si mischiano senza che lo spettatore sia messo in condizione di farsene un perché. Di solito, un thriller degno di questo nome ha dei colpi di scena che trovano la loro ragion d'essere in un finale che li sveli e insieme li spieghi. Qui c'è una coppia maschile di gemelli, una figlia unica convinta di aver assorbito nell'utero materno la sua gemella, una madre mal amata e che nulla ha fatto per farsi amare. I gemelli sono entrambi psichiatri, la ragazza è in cura da tutti e due, ne ama uno, ma gode sessualmente con l'altro, c'è di mezzo una storia pregressa, un'altra ragazza che, sempre dai gemelli tradita, ha tentato il suicidio ed è rimasta invalida. Nulla però è vero e tutto è falso, un transfert continuo: alla fine la ragazza clinicamente è guarita, ma mentalmente resta instabile... L'unico elemento positivo del film è che Marine Vacth, la sua protagonista, è spesso nuda in scena, ed è un bel nudo... Anche qui Ozon però non sa dire di no all'ansia di strafare: amplessi multipli, voluti e/o subiti, una sodomizzazione maschile fatta dall'elemento femminile in virtù di un pene artificiale appositamente comprato per l'uso... È la psicanalisi, bellezza, vien voglia di dire.

Une femme douce è tratto molto, ma molto liberamente da un racconto di Dostoevskij, ma, per restare a questo autore, qui il castigo per il pubblico è colpa del delitto compiuto dal regista. Nella Russia dei giorni nostri, una donna, che ha il marito in carcere, si vede mandato indietro il pacco-viveri periodicamente spedito. Cerca di sapere il perché, ma nessuno le risponde. Decide allora di recarsi alla prigione, in Siberia, un nome che è un programma. Qui sbatte la faccia contro un muro di corruzione, inganni, sofferenza, lo squallore di un regime dove è cambiato tutto, ma tutto è rimasto come prima. Prelevata una sera dalla polizia, viene portata in un castello, ma non è quello di Kafka, bensì una specie di circo di freaks felliniani. È un sogno? Sì. Si risveglia? Sì e no. Riuscirà ad andarsene dalla Siberia? Dopo due ore e venti, ancora non lo sappiamo.

Infine In the Fade (All'improvviso), racconta il terrorismo che tutti ci riguarda. Una moglie tedesca, sposata a un maneggione turco e madre di un bambino, un attentato che uccide l'uno e l'altro. La bomba l'ha messa un'organizzazione neo-nazista, ma i due esecutori materiali vengono assolti per insufficienza di prove. Lei allora decide di farsi giustizia da sola. Diane Kruger è brava nel delineare un dolore che si trasforma in rabbia e poi in desiderio di vendetta, ma il film vuole tenere insieme troppe cose. Il regista è turco, ma vive in Germania e ci vuole dire che non esiste solo il terrorismo fondamentalista islamico, non per nulla la vittima è un musulmano agnostico. Punta anche il dito contro la giustizia ingiusta, ma non se la sente di approvare le legge del taglione, e infatti la donna si farà esplodere nel camper dei due attentatori, morendo così con loro Quest'ultimi sono privi di umanità, ma a denunciarli è stato il padre di uno di loro...

Per non voler essere troppo manicheo, In the Fade è inutilmente ecumenico.

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