Cultura e Spettacoli

Ruffini spreca l'occasione con voglarità e battuttacce

"Fuga di cervelli", paga il dazio nel misurarsi con la sala. Voto 3,5

Dino Risi lo aveva capito da tempo quando sentenziava che «La tv vive di cinema, ma il cinema muore di tv». Certo, ci sono eccezioni clamorose come quella di Checco Zalone ma, di solito, chi passa dal piccolo al grande schermo paga dazio. E lo fa scontare anche al pubblico.

Questa volta, è toccato a Paolo Ruffini, artista a tutto tondo che si trasforma, a seconda delle occasioni, in conduttore televisivo, comico, spalla cinematografica e, ora, anche regista. In quest'ultimo caso, con risultati disastrosi, a dimostrazione di come non sia sempre un bene cercare di tenere il piede in troppe scarpe. Per girare questa sorta di «college movie» in salsa nostrana, ispirato allo spagnolo Fuga de cerebros, ha chiamato a raccolta alcuni giovani comici, tra i più bravi e cliccati sulla rete, che, però, pagano dazio nel misurarsi con la sala.

Emilio (Luca Peracino) è innamorato di Nadia (Olga Kent) senza riuscire a dichiararsi. Quando trova il coraggio, la ragazza annuncia di trasferirsi all'Università di Oxford e per il nerd è solo sconforto. I suoi amici, però, gli vengono in soccorso. Così, sotto la spinta del cieco Alfredo (Paolo Ruffini) e in compagnia dello spacciatore di pastiglie Lebowsky (Guglielmo Scilla), dell'ingenuo Franco (Frank Matano) e di Alonso (Andrea Pisani), costretto su una sedia a rotelle e donnaiolo compulsivo, falsificano i documenti scolastici e partono tutti per l'Inghilterra, all'inseguimento di Nadia.

Cercando di giocare sulla demenzialità dei personaggi, si costruiscono situazioni, sulla carta, grottesche che, però, a parte qualche scemenza azzeccata di Frank Matano, sfociano in battute di bassa lega, flatulenze ripetute, scene imbarazzanti e volgarità (sessuali) oltre il limite della sopportazione. I tormentoni da web funzionano, e molto, sulla rete, ma il cinema ha tempi e attese diverse della rapida fruizione su Internet.

I ragazzini (forse) rideranno, ma che occasione sprecata.

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