Cultura e Spettacoli

Daniele Silvestri: "Con Acrobati fuggivo dal mondo. Adesso canto la gioia di avere La terra sotto i piedi"

Il cantautore stupisce con ballate ed elettronica: «Ma resto coerente»

Daniele Silvestri: "Con Acrobati fuggivo dal mondo. Adesso canto la gioia di avere La terra  sotto i piedi"

Venticinque anni dopo, Daniele Silvestri è ancora nuovo. Il primo disco è uscito nel 1994 e, alla faccia di ogni statistica, dopo un quarto di secolo oggi riesce a essere ancora originale e imprevedibile. Esce La terra sotto i piedi che è, come conferma lui, «coerente ma distinto» rispetto ai suoi altri album. E, nell'epoca dell'omologazione continua e ossessivamente ripetitiva, è una rarità. Rispetto al suo solito, questo romano che ci ha sempre messo la faccia ha «asciugato» la scrittura (meno svolazzi testuali) e allargato lo spettro musicale. Tanto per capirci, Complimenti ignoranti e Tempi modesti hanno un po' di frenesia dance, Argentovivo e Blitz gerontoiatrico sono vicine al rap e Prima che mostra la vocazione di Daniele Silvestri alla forma della ballad (è quasi irriconoscibile, diciamolo). E al concerto del Primo maggio, sotto la pioggia, si è visto quanto sia in forma.

Però in questo disco, Daniele Silvestri, c'è più attualità e meno riflessioni.

«Sì, nel disco precedente, Acrobati, avevo il bisogno di stare più lontano dalle cose di tutti i giorni, di trovare spazi lontani dalla quotidianità. Oggi ho più voglia di rientrarci e di sporcarmi le mani».

Perciò si intitola La terra sotto i piedi.

«Un titolo che è cambiato negli ultimi tempi. Prima avevo annunciato che sarebbe stato Scusate se non piango, precisando però che avrei potuto cambiare idea».

Magari la «colpa» è del Festival di Sanremo, dove è arrivato all'ultimo con Argentovivo vincendo anche il Premio della critica.

«È stata una ubriacatura difficile da gestire. Ci sono arrivato con il disco quasi pronto ed è stato complicato tornare in sala operatoria».

Pochi si sarebbero aspettati che il sofisticato Daniele Silvestri avrebbe un giorno cantato del popolarissimo Francesco Totti.

«E difatti La vita splendida del Capitano ha rischiato di non essere incluso nella scaletta finale. Poi però, non a caso, è il brano numero dieci. L'addio al calcio di Totti è stata una botta emotiva per tutti, molti piangevano. Ci sono personaggi che bucano tutto e diventano universali. Lui è entrato anche nell'immaginario di chi non è tifoso o non tifa per la Roma».

Lei è molto diretto. Ad esempio in Qualcosa cambia si riferisce alla «Siria guarita», a «processi più corti» e alle «navi nei porti».

«Al di là delle mi posizioni politiche, di cui non ho mai fatto mistero, credo sia soprattutto una questione di buon senso».

Talvolta parlare di buon senso sembra inutile. Specialmente sui social.

«Qualche volta ho usato Twitter per esprimere posizioni politiche e me ne sono pentito. Ma non mi è toccato il peggio, come ad altri, insomma non sono stato ricoperto da una montagna di insulti. Conservo una vita social, per capirci. Però è un problema che affronto in Tempi modesti e Complimenti ignoranti. Tutto il disco è pieno di collegamenti a quanto sia cambiato questo mondo, sia in tema di etica che di valori».

La sua Argentovivo a Sanremo era anche il manifesto di una generazione di genitori che per la prima volta si sono ritrovati «senza istruzioni».

«Prima i nuovi genitori potevano imparare dai loro genitori. Adesso si trovano a fare i conti con la rapidissima evoluzione della società. Come fa un padre a dire al figlio di non utilizzare lo smartphone quando è il primo a smanettarci sopra tutto il giorno?».

Poi c'è Blitz gerontoiatrico.

«È intervento di un anziano cantautore (ride - ndr) sulla trap. E mi diverto a farlo con una metrica alla Frankie Hi-Nrg di Quelli che benpensano».

Ma la sostanza qual è?

«Se c'è un'accusa, non riguarda la ripetitività dello stile ma l'appiattimento dei contenuti».

Stavolta si concede un tour nei palasport. Partenza da Roma il 25/26 ottobre.

«C'è ancora un bel po' di tempo così posso prendere bene la rincorsa».

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