Cultura e Spettacoli

Air Daryal, quando la pittura scopre la verità delle cose

Emanuele Beluffi

«La natura ama nascondersi», ma ci fa sempre vedere qualcosa. Citiamo Eraclito con annessa licenza poetica e, con gli Antichi, diciamo che la verità è, alla lettera, «non-nascondimento»: un vedere interstiziale. Non-nascondere fa pensare a un'azione che implica un togliere ma non del tutto. Qualcosa, del visibile, resta e splende contraddittoriamente attarverso un'apparente inadeguatezza (la distorsione sonora, l'oscurità, la ruvidezza, il retrogusto). Air Daryal è una giovane artista che abbiamo conosciuto in occasione della personale promossa da Fondazione Maimeri nello spazio M.A.C. di Milano. La sua produzione d'arte esemplifica perfettamente questo concetto di «visione interstiziale»: in mostra vediamo opere non figurative che conservano tuttavia l'eco di quella figurazione che dava l'impronta di sé alla sua precedente produzione.

Sono tele di grande formato dominate da un lago di nebbia celeste su cui materiali eterogenei quali gessi, polveri e pietre stanno lì, fissi e sussistenti come tracce che conducono ai lacerti della figura «oltre l'apparire delle cose, vedere oltre le apparenze la verità delle cose» (così Angelo Crespi nella curatela): la figura c'è come la verità, «non-nascosta» dal velo dell'apparenza.

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