Cultura e Spettacoli

Aiuto! La narrativa è in mano agli scrittori estinti e alle sette segrete

In Italia ci sono i carverian-pasoliniani, i savianiani di «Repubblica» e gli autori del Primo Amore, tra cui Tiziano Scarpa Che nel nuovo romanzo (in cui sembra ostaggio di Moresco) narra anche il fanatismo religioso Non islamico. Cristian...

Aiuto! La narrativa è in mano agli scrittori estinti e alle sette segrete

Questa non è una recensione ma un articolo di denuncia per sequestro di persona, e mi rivolgo al Ministro Alfano, alla magistratura, ai carabinieri, alla polizia, all'esercito, al Sismi, al Sisde, a Barbara D'Urso: uno scrittore è detenuto illegalmente e nessuno se n'è accorto. Ma andiamo con ordine, la faccenda è seria. Tanto per cominciare uno spettro si aggira per l'Europa, e non è il comunismo. Si chiamano Cristiani Sovversivi, nuovi soldati di Cristo, una setta mistica che compie attentati, sabotaggi, assassinii in nome di un cristianesimo purista.

Mi riferisco al romanzo, intitolato Il brevetto del geco, che potrebbe avere scritto Roberto Bolaño e invece ha scritto Tiziano Scarpa, che potrebbe aver pubblicato Adelphi e invece è pubblicato da Einaudi, che potrebbe essere ambientato in Sudamerica e invece è ambientato a Milano. E fin qui tutto bene.È un libro bello, concepito con un meccanismo narrativo raffinato, in terza persona, pieno di personaggi, con narratore onnisciente ma con una premessa di un misterioso autore, come si faceva nell'Ottocento, il quale affida allo stesso Scarpa la stesura del testo per narrare la genesi della setta.

Molto più paraculo di Sottomissione di Houellebecq: al posto degli islamici ci sono appunto i cristiani assassini, così non corre il rischio di fatwe e minacce di mullah. I critici in ogni caso dovrebbero scriverne, la metafora è sempre la solita dell'Occidente senza arte e senza fede e senza valori, ma io ho scoperto una tragedia a cui i critici non arriveranno mai, e Tiziano è davvero in pericolo di vita.

Sono costretto a ricordare che la narrativa italiana impegnata è formata a sua volta da piccole sette: quella delle formichine carverian-pasoliniane di minimum fax, quella snob e radical chic dei pasolinian-savianiani di Repubblica, quella dei tromboni e trombette degli Amici della Domenica, e infine quella del Primo Amore, la più antropologicamente interessante, con Antonio Moresco, Tiziano Scarpa, Carla Benedetti e altri, di cui Moresco è il guru sommo.

Tutti insieme appassionatamente quelli del primo amore organizzano eventi tipo Cammina Cammina, dove si fanno delle scarpinate da Milano a Catania per ricucire l'Italia dalla cattiveria e altre operazioni eclatanti di cui non si accorge nessuno. Prima o poi una disgrazia doveva succedere.

Che c'entra questo con il romanzo di Scarpa e il suddetto sequestro di persona? Apparentemente niente, Scarpa è un outsider del gruppo, dopo aver denunciato per anni le conventicole e i premi letterati si è ciucciato pure un Premio Strega e annesso liquore (mentre Moresco è stato ciucciato da Fabio Fazio), e però basta leggere con attenzione i corsivi inseriti qua e là dall'autore, come una voce, un'intromissione, un'interferenza, per accorgersi di quello che è successo. Per esempio: «Di chi devo occuparmi per capire com'è fatto il mondo e immaginare che cosa mi sono perso restando inattuato, impartorito?». Inattuato? Impartorito? Non vi dice niente? Ancora: «Com'è essere morti? Assomiglia a non essere nati? Il posto è lo stesso? È dove mi trovo anch'io?». Ancora: «Ho capito: questa storia va in giro a raccattare persone che mi sono affini, che si aggirano nel mondo come dei nati a metà, non del tutto compiuti». Insomma, chi cavolo è questo tizio non nato, inattuato, impartorito, incompiuto, che si inserisce nel romanzo di Scarpa? Non bisogna essere il tenente Colombo per capire di chi si tratta, è proprio lui, Antonio Moresco. Si prenda l'ultima opera di Moresco, enorme, sconfinata, un mantra di mille pagine sulla vita che diventa non vita ma non morte perché i morti rinascono e rimuoiono nella morte e via così, un romanzo che hanno letto per intero solo i moreschiani più duri o forse solo Moresco e Antonio Franchini quando era ancora alla Mondadori: Gli increati, appunto. Ossia non nati, nati morti, morti vivi, vivi nel mondo dei morti. Ecco l'Increato di Moresco: «Allora non riuscivo a vedere più in là perché ero vivo, perché mi percepivo ancora vivo dentro la morte». E poi: «Io non so perché sono qui. Io non so chi sono, non so perché ci sono, non so se ci sono». E avanti, senza sosta: «Io sono tracimato da un continente all'altro, io cammino con le mie sovrascarpe di gomma su questo velo seminale di neve che ricopre il mondo. Io sono il mediatore tra la morte e la vita e tra la vita e la morte, e lo ero anche allora, perché lo sarò, anche se tu non capivi chi ero davvero».È una situazione gravissima, non so se vi rendete conto. Lo so che c'è l'Isis, e gli immigrati islamici che stuprano le donne occidentali, e la Corea del Nord che lancia un'atomica come fosse una caramella, e il Vaticano che vuole processare Gianluigi Nuzzi, e Checco Zalone che in Italia batte Star Wars, ma Scarpa è uno scrittore di valore e ci sta mandando un messaggio d'aiuto, rinchiuso in una segreta della setta religiosa dei Cristiani Sovversivi del Primo Amore, illuminato solo da una lucina, con Carla Benedetti che gli passa pane e acqua.

Bisogna fare qualcosa subito, organizzare una task-force, liberarlo, prima che si diffonda il virus dei non vivi, e Scarpa diventi solo la sovrascarpa di Moresco.

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