Cultura e Spettacoli

Almodóvar gioca con la nostalgia

Almodóvar gioca con la nostalgia

Dolor y Gloria, da oggi nelle sale italiane e, in contemporanea, in concorso a Cannes, è il personale 8½ di Pedro Almodóvar, attraverso la storia di un regista in crisi che non sa più girare film, crogiolandosi tra terapie analgesiche, eroina e depressione. È Salvador Mallo, cui dà volto, camicie e capelli alla Pedro, chiaro marchio autobiografico, Antonio Banderas, insolitamente «soldato», nel senso che si affida fiduciosamente a un personaggio che sembra bisognoso di saldare i conti con il passato. Reduce da una operazione alla spalla, Mallo, perennemente sofferente, trasporta lo spettatore in frequenti salti nel tempo, attraverso cartoline dell'infanzia dove, in povertà, ma senza perdere la sua dignità, ammira la madre (da giovane, Penélope Cruz, che è di gran lunga la migliore del cast; da anziana, Julieta Serrano), sogna la mecca del cinema fantasticando con le figurine degli attori di Hollywood, inizia a provare «Il primo desiderio» (sul cui set si chiude Dolor y Gloria) nei confronti di un muratore a cui insegna a leggere e scrivere. Il cinema, ovviamente, è grande protagonista. In questo viaggio nostalgico, il ricordo del grande schermo bianco si mischia con quello del canto delle donne che lavavano i panni nel fiume. Mallo/Almodóvar si domanda come sia possibile che i suoi film possano avere successo lontano dalla Spagna, filosofeggiando sul fatto che non siano le pellicole ad invecchiare, ma quelli che le fanno, guardandole, a distanza di tempo, con occhi diversi. Una teoria interessante.

Dolor y Gloria ha poco del cinema almodóvariano, quello dove l'umorismo ha sempre avuto un ruolo fondamentale. Qui, sembra che questo percorso autobiografico diventi un po' fine a se stesso, più dolore che gloria, peccando, in alcuni momenti, di eccesso di verbosità, come nelle inquadrature dove il regista spiega i suoi film. Però, l'entrata in scena di un amore del passato di Salvador, che crea impaccio in chi, pur ormai maturo, esita nei gesti e nei sentimenti, fa riabbracciare l'Almodóvar, fino ad allora con il freno a mano tirato, capace, come pochi, di emozionare.

Come capita a Mallo che, scovato un vecchio acquerello che lo ritrae, ritrova l'ispirazione perduta, saldando la linea, artistica ed esistenziale, del suo passato, presente e futuro.

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