Cultura e Spettacoli

Antonini salva il Mozart della Scala natalizia

Il Natale alla Scala viene ricordato da qualche anno non solo dal sontuoso albero nel ridotto della platea, ma anche da un concerto «straordinario» di musica sacra. Quest'anno toccava alla Grande Messa in do minore di Mozart, capolavoro preceduto da due lavori che il genio di Salisburgo scrisse per Milano: la sinfonia avanti l'opera Lucio Silla e il mottetto brillante Exultate, jubilate. Brani, questi ultimi, di carattere quasi opposto alla tragica monumentalità della Messa che, nonostante l'arte maestra del direttore Giovanni Antonini, suonavano pleonastici. Con Antonini la Scala prosegue sulla strada delle cosiddette esecuzioni «storicamente informate», strada che ancora per certi settori dell'orchestra scaligera (fiati esclusi) è irta di accidenti - ci sovveniva l'invito di Mefistofele: «Su cammina, cammina, cammina/ buio è il cielo/ scoscesa è la china/ Su cammina, cammina cammina». Antonini con il materiale a disposizione ha ottenuto la tensione e il fraseggio pregnante che voleva. Ha privilegiato (da vero concertatore) l'equilibrio dell'orchestra con i cantanti e soprattutto messo sul piedistallo il coro, protagonista, con il loro istruttore Bruno Casoni, della serata. Si sa che in questa Messa Mozart mostra l'alto grado di assimilazione della maestosa scrittura corale di Händel, ma solo un direttore con i fiocchi può declinare la solennità senza pesantezze e lanciare le sacramentali fughe dell'Osanna e del Cum Sancto Spiritu con spiccata vitalità.

A proposito di Spirito Santo: che discenda sui reggitori scaligeri per mantenerci direttori come Antonini.

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