Cultura e Spettacoli

Arriva il ciabattino di «Coco» che prova a battere «Star Wars»

Il cartoon d'animazione (nei cinema dal 28) esalta la cultura messicana e sta superando ogni record di incasso

Arriva il ciabattino di «Coco» che prova a battere «Star Wars»

Matteo Ghidoni

da Los Angeles

Una storia ambientata in Messico, che partendo dalla più profonda delle tradizioni di quel Paese, El Dia de Los Muertos, racconta l'avventura di un giovane lustrascarpe alla scoperta delle proprie origini e del proprio destino.

Non si tratta di un telegiornale o di un approfondimento legato alla politica sui migranti degli Stati Uniti, ma del nuovo film Disney Pixar, Coco, nelle sale italiane dal 28 dicembre. Concepito come una vibrante celebrazione della cultura messicana, l'«animation movie» dello sceneggiatore e regista Lee Unkrich, il diciannovesimo dei Pixar Animation Studios, è anche il primo a colmare seriamente il deficit di personaggi non bianchi nelle storie del colosso creativo con sede a Emeriville, California. Questo è già un ottimo punto di partenza, per un lungometraggio di cui probabilmente sentiremo parlare parecchio. Sono passati venticinque anni da Aladdin, ventitre da Pocahontas eppure, in tempi di muri e visti negati, il messaggio lanciato da un cartone animato per famiglie che ha come protagonista un povero bambino messicano, sembra più che mai attuale. Sarà un caso che proprio mentre il Presidente degli Usa dichiara che i latinos portano criminalità e problemi nel Paese, il colosso creativo più grande al mondo (è notizia di pochi giorni fa dell'acquisto da parte di Disney anche di buona parte di Fox, cinema e tv) realizzi un'opera che va esattamente nella direzione opposta?

Due nomination ai Golden Globes e le enormi aspettative per gli Oscar, sono solo l'antipasto di un successo planetario preannunciato. Una scelta forte e, a quanto pare, vincente. Non si tratta esattamente di politica, eppure Coco parla d'integrazione e innovazione, senza dimenticare l'importanza delle tradizioni.

Il piccolo Miguel, in compagnia del suo cane Dante, ha già stabilito un record di incassi storico in Centro America, anche grazie al fatto che fra i doppiatori originali del cartone animato ci sono diverse star latine. Ai cinquanta milioni ottenuti ai box office dalla versione spagnola nel primo week end, vanno sommati gli oltre centotrentacinque già incassati negli Stati Uniti, in sole due settimane e gli altri duecentotredici in altri Paesi del mondo. Un lordo parziale di quattrocentouno milioni, ancora prima di uscire in mercati importanti come quello italiano, spagnolo, brasiliano o giapponese. Insomma, nella grande casa Disney si pensa che solo Star Wars potrebbe fare meglio.

Miguel vuole suonare la chitarra, a tutti costi, anche contro il parere della sua grande e difficile famiglia. La tradizione di casa, vuole che il ragazzo diventi calzolaio, la musica per lui è proibita. Il suo bisnonno musicista ha abbandonato moglie e figli per tentare di diventare una star, creando nelle generazioni a venire un odio viscerale verso quella forma di arte.

In diretta violazione delle regole, il ragazzo impara a suonare, trascorrendo ogni momento libero a studiare le opere del leggendario cantante Ernesto de la Cruz, morto giovane, bello e famosissimo. La sua ballata più celebre, che il protagonista accompagna alla perfezione con il suo strumento costruito di nascosto, è Remember Me. Il brano, scritto dalla coppia Kristen Anderson-Lopez e Robert Lopez, è candidato ai Golden Globes 2018 per la migliore canzone originale.

Come altri film della Pixar prima di lui, Coco parte dall'idea che i bambini sanno qualcosa di più, mentre sono gli adulti a dover imparare. Una serie di vicende, accompagnate da belle canzoni dalle sonorità latine, porteranno il giovane a rubare una chitarra dalla tomba del suo cantante preferito. Un gesto che innescherà una maledizione, che lo costringerà a viaggiare nella Terra dei Morti, dove dovrà cercare il perdono dei suoi antenati per poter tornare a coltivare la sua utopia a sei corde.

Dietro a tante immagini magistralmente animate però, c'è stato anche spazio per una piccola polemica. Nel maggio 2013 Disney ha cercato di registrare il marchio Dia de Los Muertos, titolo inizialmente pensato per il film, scatenando il dissenso della comunità messicana negli Usa. Dopo la raccolta di oltre ventimila firme sul sito change.

org, che avevano l'intento di affermare che la casa di Topolino stava cercando di appropriarsi di una tradizione millenaria, la richiesta fu ritirata e il titolo modificato in quello attuale.

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