Cultura e Spettacoli

Arrivano i "Posh" boy figli di papà all'inglese

Belli, ricchi, annoiati, viziosi e violenti: ecco il film satirico (ma anche inquietante) sulla deriva nichilista dell'alta società britannica. Che imbarazza i conservatori

Arrivano i "Posh" boy figli di papà all'inglese

Mentre le studentesse di Oxford e Cambridge denunciano violenze e stupri all'interno dei celebri atenei inglesi, culle del privilegio occidentale, ecco Posh (da giovedì nelle sale), film satirico della cinquantacinquenne regista danese Lone Scherfig, che illumina di antipatia i ricchi e marci studenti di Oxford. Ragazzi carini, con le facce da cinema di Sam Claflin, Max Irons (figlio di Jeremy) e Douglas Booth: sono gli emergenti british di Hollywood e fanno impazzire le ragazzine, disposte ad attenderli ore, sedute sul marciapiede.

Via Twitter è stato facile imporre tale versione britannica di Bling Ring , il film di Sofia Coppola con la stessa gioventù annoiata e crudele: è bastato creare un hashtag adatto e Posh è salito al secondo posto nella classifica dei Trending Topic. «In Italia i fans sono così appassionati! Siamo rimasti sorpresi nel vedere tanta devozione», dice il ventottenne Sam Claflin, l'eroe positivo Finnick in Hunger Games , ma qui Alistair, il mascalzone biondo che dichiara con rabbia il proprio disprezzo per i poveri, quelli che il premier francese Hollande chiamerebbe «sdentati». Tratto dall'omonima commedia teatrale di Laura Wade, che in Inghilterra ha scatenato le furie dei Tories, visti gli espliciti riferimenti al «Bullingdon Club» di cui hanno fatto parte il primo ministro David Cameron, il cancelliere George Osborne e il sindaco di Londra, Boris Johnson, il film sembra una lettera avvelenata alla classe dirigente britannica. Tra l'altro, in ballo ci sono anche i soldi del British Film Institute, sponsor della pellicola, prodotta da Peter Czernin, ex-compagno di stanza di David Cameron a Oxford.

Il quale però ieri, alla presentazione del film a Roma, ha sottolineato come il premier preferisca interessarsi alla questione dell'indipendenza scozzese, più che al cinema. Insomma: tutto quel bere e vomitare, tra pub e antiche stanze zeppe di libri poco letti, sarà fiction o realtà? E i sadici riti d'iniziazione del «Riot Club», violenza sulle donne inclusa, si praticano ancor oggi? «Affanculo i poveri!», comunque, per dirla con Alistair, campione dell'aristocrazia, che qui raduna intorno alla sua carismatica personalità gli altri nove membri della congrega devota ai baccanali. C'è Miles (Irons jr.), di estrazione popolare e tendenzialmente onesto, ma disposto a farsi corrompere, in nome dello spirito d'appartenenza. E c'è Harry (Douglas Booth), schermidore professionista e nobile, che non è un nuovo ricco come Dimitri (Ben Schnetzer), considerato «eurotrash» perché figlio di un armatore greco e non di un sir .

«Bere e mangiare a sazietà dalla tavola della vita» è il motto di questi fannulloni (nel film li si vede studiare assai poco) che si versano addosso bottiglie di porto, girano su auto lussuose e passano il week end nei castelli di famiglia. Naturalmente, tali personaggi sfociano subito in macchiette, complici certe nefandezze: tra chi declama limericks in latino (!) e marchiani errori di traduzione («parrocchetto» per «pappagallo», «topo di libreria» per «topo di biblioteca»: evidenti i calchi dall'inglese), a tratti si ride, mentre la regia vorrebbe indurre indignazione. «Non bisogna giudicare i personaggi. Ma il film potrebbe suscitare un dibattito sulla nostra società», spiega Max Irons, che non usa Twitter, pur essendo diventato un protagonista della Twittosfera. Certo, si aprono gli occhi sul sistema delle scuole d' élite , recentemente finite in cronaca proprio per vicende poco edificanti di bullismo (vedi lo «Chateubriand» di Roma).

E si capisce perché un califfato islamico sarebbe possibile, data la vacuità morale della classe dirigente europea.

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