Cultura e Spettacoli

Arte Fiera torna fedele a se stessa

Con Licini, arazzi d'autore e un Max Ernst. Puntando alla concretezza

Luca Beatrice

Puoi girarla come vuoi, ma una fiera resta una fiera. E una fiera non è una mostra, nonostante questa sia la tendenza conclamata ormai da diversi anni. Meno mercato e più cultura. Persino Arte Fiera, la decana bolognese nel settore del moderno e del contemporaneo (da oggi a lunedì), riparte con il quarto tentativo dell'ultimo decennio, affidando la direzione al critico Simone Menegoi che ha sostituito Angela Vettese: non aveva fatto male, ma non era riuscita nel miracolo di far diventare fighetta (come Torino e Milano) la tradizionale Bologna, continuando però a vendere. Il nuovo cambiamento è ancora nel segno dell'eleganza. Il pubblico dell'inaugurazione ha sottolineato l'ottima disposizione delle opere, la miglior fruibilità degli stand, la riduzione ai minimi del secondo mercato. Tutti contenti, tutti d'accordo, ma i galleristi per fare i conti aspettano, perché una fiera è una fiera, non un concorso di eleganza canina, si deve vendere, non prendersi i complimenti.

Bologna prova dunque a farsi prodotto più sofisticato senza per questo venir meno alla concretezza del mercato. Probabilmente sarà ricordata come una bella edizione, in senso estetico, però qualche gallerista già borbottava nei corridoi, «fatta la fiera, bisogna fare il mercato». Eterno problema. Se gli organizzatori hanno voluto mettere ordine, bocciando gli stand più caotici, non sempre la mostra personale o una selezione limitata paga, quando si va all'incasso. Però bisogna rischiare e chi rischia alla fine ha spesso ragione. L'incognita maggiore riguarda tutto il mercato dell'arte perché, dopo una lievissima ripresa, l'economia degli ultimi mesi non pare confortante, si è tornati a parlare di crisi e recessione, e per una fiera che si è sempre indirizzata al pubblico italiano senza riuscire ad attrarre gli stranieri, il pessimismo non aiuta.

Ma una fiera è una fiera, non una disquisizione di economia, godiamoci dunque il ritrovato equilibrio tra moderno e contemporaneo (meglio il primo), più spazio alla pittura di qualità, il ritorno della fotografia, la tenuta dell'arte italiana del dopoguerra che è sempre tanta roba. Nella nuova Arte Fiera firmata Menegoi le cose da vedere sono molte: l'omaggio a Bartoli e Ribuffo, fondatori della storica Galleria De' Foscherari di Bologna che hanno fatto la storia dell'arte in città; deliziosi piccoli dipinti di Osvaldo Licini da Repetto; forti e talentuosi i nuovi quadri di Matteo Montani da Nicola Pedana; l'originale produzione di arazzi d'autore da Antonio Verolino con un Max Ernst da brivido.

E Bologna, come ogni anno, promette calde serate di mostre e feste nonostante freddo e neve.

Commenti