Cultura e Spettacoli

Artisti e agenti, stop ai conflitti d'interesse

La Commissione di vigilanza impone alla Rai nuove regole sulle produzioni

Artisti e agenti, stop ai conflitti d'interesse

Una risoluzione che potrebbe cambiare radicalmente le televisioni italiane. Ieri la Commissione parlamentare che vigila sulla Rai ha approvato all'unanimità un testo contro il conflitto d'interessi tra agenti degli artisti, artisti medesimi e produttori. In pratica, se e quando la risoluzione sarà adottata, per esempio, le società di Beppe Caschetto e Lucio Presta non potranno più realizzare programmi presentati dagli artisti di cui sono agenti, come tra tanti altri, Luca e Paolo o Roberto Benigni. E Fabio Fazio non potrà nel contempo presentare e realizzare Che tempo che fa con la sua nuova casa di produzione. Questo, ovviamente, a partire dai nuovi contratti. La commissione parlamentare ha dato tempo 90 giorni per adottare le procedure idonee. Spetta dunque alla tv di Stato studiare le modalità per metterle in atto. Tutto questo, nelle more di una legge che dovrebbe riguardare tutti i broadcaster, per non lasciare la Rai nella solita situazione (come per la questione dei cachet degli artisti) di essere messa in condizioni meno competitive sul mercato. Infatti all'inizio del testo, la Vigilanza premette che la Rai si doti di un regolamento interno «nelle more di un intervento del legislatore vincolante per tutte le aziende del settore radiotelevisivo ritenuto assolutamente indifferibile». Dunque si spera che si faccia una legge che valga per tutti.

Intanto la Commissione stabilisce di adottare regole che escludono «che la produzione dei programmi trasmessi dalla Rai sia affidata, anche tramite appalti parziali, a società di produzione controllate e/o collegate ad agenti di spettacolo che rappresentino gli artisti che a qualunque titolo prendano parte ai programmi medesimi; a escludere che sia affidata a società di produzione controllate e/o collegate ad artisti l'esecuzione, anche tramite appalti parziali, di programmi trasmessi dalla Rai, nei quali gli stessi artisti siano a qualunque titolo presenti; a escludere che in uno stesso programma possano essere contrattualizzati più di tre artisti rappresentati dallo stesso agente». Procedure dirette anche a «escludere coproduzioni di film finanziate dalla stessa Rai con società di produzioni cinematografiche di cui siano direttamente o indirettamente titolari agenti di spettacolo rappresentanti di artisti» anche se lavorano in altri programmi. Infine si chiede maggiore trasparenza sui compensi degli artisti e «di dotare la Rai di strumenti idonei a verificare che i format esterni non si configurino come un mezzo surrettizio per incrementare ulteriormente i compensi». Se tutto questo sarà applicato, molta parte della programmazione Rai in mano agli agenti entrerà in seria crisi.

E ci vorranno molto più di 90 giorni per sopperirvi.

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