Cultura e Spettacoli

La bacchettata

Chi giudica l'opera d'arte secondo un concetto piuttosto astratto di «originalità» fare qualcosa che nessuno ha mai fatto può finire per esaltare solo la sperimentazione fine a sé stessa. Il conformismo che per decenni ha bollato al silenzio chiunque non si inserisse nella scia del serialismo o dei dogmi di Darmstadt, ha fatto cimiteri di compositori. La scomunica piombava su chi inseguiva una tradizione antica o peggio il contatto con il pubblico. Ascoltando la Mass of the Children (2003) diretta dall'autore, John Rutter (londinese classe 1945), nei Vesperali presso la Cattedrale di Lugano (con le falangi bianche e giovanili del Coro Clarière e del Conservatorio della Svizzera Italiana, istruito impeccabilmente da Brunella Clerici), quel «contatto» si è stabilito subito. La scrittura vocale tersa e luminosa, gli accompagnamenti ritmicamente piccanti, uno stile semplificato che richiama a tratti quello di uno dei più grandi compositori di musica sacra del Novecento, Benjamin Britten e non esclude dotte citazioni del glorioso passato corale britannico (il sommo Thomas Tallis), l'importanza di essere semplice e mai banale, tutto questo è arrivato con freschezza, in modo diretto, prima agli esecutori che poi lo hanno riverberato sul pubblico. Ecco quindi chiarito il segreto del successo nelle chiese del pianeta della musica sacra di Rutter.

Un artista molto originale quando alla domanda se sia credente, risponde: «Sono un grande amico, un compagno di strada, un agnostico supporter della Chiesa cristiana».

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