Cultura e Spettacoli

Alla band manca la spinta dei social

di Paolo Giordano

Tutti i rockettari di lungo corso, si sa, viaggiano sul crinale tra curriculum e futuro. Spesso si accontentano (o vengono obbligati ad accontentarsi) di una nicchia più o meno grande di aficionados. Qualche volta resistono e gli U2 lo hanno sempre fatto che meglio non si può. Però qualcosa si sta incrinando. Un nuovo disco più volte rimandato. Un tour che a molti fan sembra un rimpiazzo. E una tendenza ostinata e contraria ai social network. Per carità, quei guazzabugli di commenti, notizie, fake e haters non sono certo il discrimine per valutare la fama o il merito. Ma ormai sono il propellente per creare l'evento, specialmente in campo musicale. Gli U2 sono latitanti o quasi nel creare un rapporto social con i propri tifosi. Su Facebook ne hanno più o meno come Ed Sheeran, ossia quindici milioni (ma lui è arrivato da pochi anni...) e lo sfruttano come una gelida piattaforma promozionale. Invece su Twitter i followers poco più di un milione, ossia come un pivello appena bagnato dal successo. Insomma, se l'effetto vintage inizia ad avvolgere persino Bono e gli U2, praticamente tra i rockettari più curiosi degli ultimi decenni, magari molto dipende dal mancato scambio con le nuove generazioni, che seguono assiduamente quel linguaggio.

In fondo, piaccia o no, «la regola dei social» sarà destinata a condizionare il termometro del successo pop e far finta di niente significa soltanto perdersi un pezzo di attualità.

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