Cultura e Spettacoli

Baricco "devoto" di Al Bano. Pennac scherza su Macron

I due scrittori protagonisti degli incontri più seguiti. In una Sala Rossa (sangue) l'omaggio a Stephen King

Baricco "devoto" di Al Bano. Pennac scherza su Macron

da Torino

Cose notevoli (più o meno) viste e sentite al Salone del libro di Torino durante una seconda giornata strapiena di visitatori. Ad oggi nessuno si è davvero accorto della mancanza dei grandi gruppi (Mondadori, Gems, Adelphi..) però tutti hanno notato la felicità dei piccoli (e medi) che stanno vendendo tanto. Comunque. Ecco le cronache dal Lingotto.

IL RE DEL SALONE In una Sala Rossa sangue si è celebrata una grande festa per i 70 anni di Stephen King. I lettori sono arrivati da tutta Italia. Striscioni, palloncini, letture (sul palco anche il direttore del Salone, Nicola Lagioia, che ha letto l'incipit di Rita Hayworth e la redenzione di Shawshank, da cui il film Le ali della libertà, mentre Michele De Mieri ha strappato l'ovazione con un pezzo della Torre Nera). E poi quiz (chi rispondeva per primo a una domanda tipo: «Quale romanzo di King fu salvato dalla spazzatura da sua moglie?», risposta Carrie, vinceva un libro, di King ovviamente. Il primo l'ha vinto Repetti di Stile Libero...), proiezioni di trailer in anteprima, cosplayer, disegnatori, traduttori... Tutta la corte del Re.

SGRAMMATICATURE Letta sulla parete di un bagno (Padiglione 5) in pennarello nero su piastrelle bianche: «Lagioia e Cassano, maestri di italiano». Cosa c'entra? Niente. Ma l'hanno letta tutti.

LINGOTTO GIALLO Il giallo piace sempre. Anche a quelli cui magari sfugge la sottile sfumatura letteraria che passa tra il romanzo tout court e quello di genere. E così, Caffè letterario strapieno anche per Hans Tuzzi, giallista sui generis, che parlando di «Come scrivere un romanzo giallo o di altro colore» ha citato un aforisma definivo in materia: «In un cattivo romanzo poliziesco (o di qualsiasi altro tipo...) il vero colpevole è l'autore». In letteratura nessuno è innocente.

SEPARATI ALLA NASCITA Già in mattinata Daniel Pennac registra il tutto esaurito in Sala Gialla per l'incontro del pomeriggio. Come un celebrante, snocciola aforismi e scienza infusa tutto il tempo: «Le attività nelle ONG ormai servono a valorizzare il curriculum degli enfants gâtés dell'ordine sociale»; «Nei prossimi anni mi impegnerò nella creazione di un'Università europea»; «L'ossessione della coerenza è la base degli errori giudiziari. Solo i romanzieri costruiscono mondi coerenti, il reale non lo è». Poi arriva il finale col botto sul Macron: «Vi siete mai accorti che è il sosia esatto di Boris Vian? Per questo verso di lui ho un pregiudizio positivo» e canta Monsieur le President strappando l'applauso. E Stefano Montefiori, che nell'intervistarlo ha anche spoilerato il finale del suo libro, Il caso Malaussène (Feltrinelli), replica: «Macron però vuole ripristinare il servizio militare, per un mese». «Così per un mese cala la disoccupazione».

GIALLO D'INVIDIA Alessandro Baricco incontra in Sala Gialla Jan Brokken, autore de Il giardino dei cosacchi, protagonista Dostoevskij, e rosica: «Ho sempre avuto il desiderio di scrivere un libro come quelli di Brokken, dedicato alla vita di un personaggio. Volevo farlo su Tycho Brahe, astronomo, solo che nella sua vita non è successo niente. Poi su Magellano, ma sarebbe nel centenario e non me ne fregava niente. Da anni allora prendo appunti sulla vita di Al Bano e sono convinto che se scrivessi la sua vita racconterei l'Italia ma a me di raccontare l'Italia non me ne frega niente». E quando Brokken racconta il suo incontro di due giorni con García Márquez e la saggezza da lui elargitagli, l'invidia tocca i vertici: «Anch'io ho incontrato tanti scrittori, ma non ricordo una sola loro frase. L'ultimo Coetzee, con cui ero a cena in Argentina pochi giorni fa. Stava sempre zitto e quando ha alzato il capo dal piatto ha detto: E questa Elena Ferrante?».

E QUINDI? Il presidente di AIE Federico Motta in visita al Salone, dopo i colloqui istituzionali, sintetizza in una battuta successi e dolori: «Questo Salto30 (l'hashtag del Salone, ndr)? È la dimostrazione che avevo ragione su quello che dico da anni: Torino ha avuto una scossa ed è migliorato dopo che ce ne siamo andati. È servito».

Per ora, solo a Torino.

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