Cultura e Spettacoli

Baricco trasforma "Furore" in torpore

Il problema è che Baricco è Baricco, per cui tutto quello che fa gli viene fuori baricchizzato, e quando una cosa è baricchizzata è finita, anestetizzata, morta.

Non è che Baricco non abbia delle buone intenzioni, il problema è che Baricco è Baricco, per cui tutto quello che fa gli viene fuori baricchizzato, e quando una cosa è baricchizzata è finita, anestetizzata, morta, quando soprattutto non viene fraintesa e piegata ai propri fini. Prendiamo lunedì sera: Baricco legge Furore di John Steinbeck, in prima serata su Raitre. Ci lamentiamo sempre della mancanza di cultura in tv, per cui benissimo, no? No, perché Baricco non è Steinbeck e se legge Steinbeck lo baricchizza, e Steinbeck diventa un'altra cosa. Steinbeck, come saprete, ha scritto il suo capolavoro per raccontare un fatto storico, la migrazione dei contadini dall'Oklahoma alla California, in cerca di lavoro, ai tempi della Grande Depressione. Baricco che fa? Ne legge dei brani in tv e ve lo racconta per parlarvi dell'immigrazione in Italia, perché «le due cose non sono dissimili». Non sono dissimili? Per Baricco no, proprio uguali uguali, come abbiamo fatto a non accorgercene? L'aveva già fatto altre volte, Baricco, in altre occasioni, stesso testo stessi preamboli. «Il mio Steinbeck per superare la paura dei migranti». (Qui però ha detto bene, il suo Steinbeck). «Erano terre diverse, ma i movimenti del cuore sono uguali». Non solo terre diverse ma situazioni storiche diverse, condizioni diverse, uomini diversi, mentre i movimenti del cuore, beh, quelli saranno pure uguali, almeno dal punto di vista emodinamico. I migranti del Midwest erano americani, americani che si spostavano negli Stati Uniti, da altri americani, in cerca di lavoro. Ditemi voi cosa c'entrano i migranti africani, che si imbarcano per l'Italia da paesi con lingue, culture e condizioni completamente differenti, e finiscono, se non affogati, per la strada, a non fare nulla o a occupare case altrui, e comunque con uno Stato che li mantiene perfino, sicuramente meglio di quanto faccia per gli italiani poveri, quindi anche lì c'è poco da confrontare l'Italia di oggi e la California di Steinbeck. Un paragone appena sensato sarebbe stato quello dell'Italia degli anni Sessanta, con gli italiani che si spostavano dal Sud al Nord in cerca di lavoro, ma Baricco non sapeva cosa farsene, a metterla giù così. E neppure il direttore di Rai 3 Stefano Coletta, perché «la funzione civile è importante e va riportata in prima serata» (con ascolti miseri). Sempre con quest'idea marxista della funzione civile della letteratura, mai una funzione esistenziale, universale, non sociale. Non sia mai leggere, che so, Beckett o Proust sulla tragedia della condizione umana. E dunque vada con la baricchizzazione di Steinbeck, è bella, è buona, è civile. In inglese si chiama cherry-picking, la fallacia logica del selezionare alcuni elementi a sostegno della propria tesi ignorandone altri che la smentiscono. Come se per parlare del naufragio della Costa Concordia mi mettessi a leggere Moby Dick, sostituendo allo scoglio la balena e a Schettino il capitano Achab, tanto che differenza c'è. Come se a una puntata di Chi l'ha visto? si mettessero a leggere Il fu Mattia Pascal. A Baricco però frega un tubo di fare cherry-picking, lui voleva presentarsi vestito con un maglioncino a v sopra la maglietta bianca, come fosse Tom Joad durante la marcia, e propinare a tutti una predica accorata, e poter recitare, con voce sommessa, commossa: «E gli uomini delle città e dei ricchi sobborghi agrari si allearono per difendersi a vicenda; e si convinsero a vicenda che loro erano buoni e che gli invasori erano cattivi, come fa ogni uomo prima di andare a combatterne un altro». Di meglio, potevano fare solo Benigni o papa Francesco. E così dire a tutti voi che siete degli stronzi, mentre lui è Baricco il buono, il sensibile, l'umile, quello che ha una funzione civile e dei movimenti del cuore. Perché «abbiamo perso il significato della fame». Quelli come Baricco di sicuro, siccome i migranti da noi sono un problema per gli italiani poveri, mica per i ricchi.

Tra l'altro si sarebbe infuriato perfino il povero Steinbeck, perché Furore letto da Baricco sembra Torpore, sembra un racconto uscito dalla Scuola Holden, sembra un libro di Baricco.

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